Pensioni: pressing sindacati su uscita flessibile

Pensionati davanti un ufficio dell' Inps.
Pensionati davanti un ufficio dell' Inps. (ANSA)

ROMA.  – Flessibilità in uscita “estensibile a tutti” dai 62 anni d’età, o con 41 di contributi, per “scegliere liberamente” quando lasciare il lavoro. Chiarimenti su ciò che avverrà al termine della sperimentazione di “Quota 100’a dicembre e rafforzamento dell’Ape sociale. E, ancora, dar vita a una prestazione “di garanzia”, che “valorizzi” i periodi senza copertura contributiva, tra cui quelli di formazione e inoccupazione legati a politiche attive.

È su queste basi che Cgil, Cisl e Uil hanno avviato un pressing sul Governo, affinché affronti nella imminente manovra economica alcuni “nodi”; ascoltati questo pomeriggio in Commissione Lavoro alla Camera, i sindacati hanno esposto la necessità di “riportare l’equilibrio sociale” nell’assetto previdenziale, attraverso una “rivisitazione complessiva”, visto che “ormai si sono esaurite le coorti interamente retributive fino al 2011”, poiché “sono circa 200.000 le persone ancora interamente nel retributivo. E chi andrà in pensione da ora in poi avrà almeno i 2/3 del paniere previdenziale di natura contributiva”, hanno precisato.

La questione principale è quella delle risorse: per tre anni di “Quota 100” e l’uscita di circa 341.000 persone fino al 31 agosto sono stati utilizzati tra spese sostenute e da sostenere 18,8 miliardi, per un’iniziativa che ha favorito soprattutto i lavoratori più forti e tutelati – uomini e dipendenti pubblici – e che l’Esecutivo non intende rinnovare. Per l’Ape sociale e l’accesso alla pensione per i lavoratori precoci in difficoltà dal 2017 sono stati accantonati circa cinque miliardi, fra costi affrontati e da affrontare, per poco più di 127.000 uscite in quasi cinque anni.

In Legge di Bilancio, ai fondi per l’ampliamento delle attività gravose che consentirebbero di andare in pensione anticipata, o di avere l’indennità Ape  – unico intervento, pare, al momento allo studio del Governo – andrà aggiunto lo stanziamento per la rivalutazione degli assegni, a fronte di un tasso di inflazione in crescita (a settembre l’aumento dei prezzi acquisito per l’anno è all’1,7%).

E la Commissione Lavoro di Montecitorio, ha annunciato la presidente Romina Mura (Pd), finite le audizioni, darà il suo “contributo al percorso di adeguamento pensionistico” nella manovra per il 2022. Cgil, Cisl e Uil, infine, puntano sulla “pensione di garanzia” che colmi i “buchi” contributivi dei lavoratori discontinui, un’idea nata per garantire “un importo dignitoso dei futuri assegni ai più giovani”.

(di Alessia Tagliacozzo e Simona D’Alessio/ANSA)

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