Muore in un incidente il fumettista Vilks, sfidò l’Islam

Il vignettista svedese Lars Vilks riceve il premio danese alla libertá di stampa. Archivio. ANSA/EPA/DAVID LETH WILLIAMS

ROMA.  – Quattordici anni fa sfidò apertamente l’Islam intransigente, pubblicando una caricatura blasfema di Maometto con le sembianze di un cane, e iniziò una partita a scacchi con la morte, sfuggendo ad una miriade di attentati.

Alla fine la morte ha fermato l’illustratore svedese Lars Vilks a 75 anni in quello che sembra un semplice incidente stradale: lo schianto della sua auto contro un camion nel quale hanno perso la vita anche i due agenti della scorta.

L’incidente è avvenuto domenica mattina sull’autostrada E4 nei pressi di Markaryd, nel sud della Svezia, dove l’auto della polizia in borghese su cui viaggiava con la scorta, che gli era stata concessa dopo le minacce di morte, si è schiantata a forte velocità contro un camion che viaggiava in direzione opposta, causando l’incendio di entrambi i mezzi. Vilks e i due agenti sono morti sul colpo, il trasportatore è ricoverato in ospedale.

La polizia intende chiarire la dinamica, ma ha già escluso l’atto terroristico o anche solo un “atto malevolo”.

Ma Vilks era uno dei più odiati fra i vignettisti provocatori, autore nel 2007 della caricatura pubblicata dal quotidiano danese Jyllands-Posten del Profeta con il corpo di un cane – animale considerato impuro dall’Islam -, che lui ha sempre rifiutato di rinegare. Il suo gesto provocò un’ondata di rabbia in tutto il mondo musulmano e l’allora primo ministro svedese Frederik Rieinfeldt incontrò gli ambasciatori di 22 Paesi musulmani per cercare di lenire la tensione. Al Qaida giurò di vendicare la blasfemia e mise sulla testa dell’odiato Vilks una taglia da 100.000 dollari per chi fosse riuscito a ucciderlo.

Nel febbraio del 2015, poche settimane dopo la strage rivendicata da Al Qaida al giornale satirico Charlie Hebdo a Parigi, uscì indenne da un attacco terroristico a Copenaghen, di cui era il probabile bersaglio, durante un dibattito su Islam e libertà d’espressione, nel quale era intervenuto e dove morì un regista. Quell’episodio fu solo uno di una serie: Vilks fu il bersaglio di un attentato progettato nel 2009 dall’americana

convertita all’islam e radicalizzata Colleen LaRose, soprannominata “Jihadi Jane”, che aveva reclutato per ucciderlo alcuni jihadisti: un attentato che fu sventato in tempo. Nel 2010 due fratelli svedesi d’origine kosovara tentarono di dare fuoco con delle molotov alla sua abitazione, ma lui era fuori.

Quello stesso anno si prese delle botte in testa quando un dibattito su temi attinenti la libertà d’espressione all’università di Upssala si trasformò in una rissa. Nel 2011 centinaia di persone furono evacuate da un edificio di Goteborg in occasione dell’inaugurazione della Biennale d’Arte contemporanea e quattro persone furono arrestate nel timore che Vilks venisse nuovamente attaccato.

Conosciuto fino al 2007 per una scultura davanti al mare nel sud della Svezia, Vilks nel 2010 dichiarò: “Cerco di mantenere il mio sangue freddo. Il lato positivo è che le persone che ce l’hanno con me sono dilettanti mal equipaggiati”.

(di Fabio Govoni/ANSA).