I dem spaccati, l’agenda di Biden sul filo del rasoio

Joe Biden (al centro), con (a sinistra) Kamala Harris e (a destra) Nancy Pelosi.
Joe Biden (al centro), con (a sinistra) Kamala Harris e (a destra) Nancy Pelosi nel Congresso degli Stati Uniti. Archivio. (ANSA)

WASHINGTON.  – Rimane sul filo del rasoio l’ambiziosa agenda con cui Joe Biden vuole rinnovare le vetuste infrastrutture americane e ridisegnare l’architettura sociale del Paese riducendo le ineguaglianze. Colpa della spaccatura all’interno del suo partito tra i moderati e i progressisti, che ha costretto la navigata speaker della Camera Nancy Pelosi a rinviare il voto di giovedì sul piano (bipartisan) da 1.200 miliardi per le infrastrutture già approvato in agosto dal Senato.

Una vittoria per i liberal, che si rifiutano di votare senza avere garanzie sul ben più consistente pacchetto da 3.500 miliardi per welfare e clima. Temono che i dem centristi, una volta finanziati ponti, strade e reti elettriche, rinviino alle calende greche il gigantesco piano di spese sociali  (educazione, sanità, asili) ed ecologiche. Per questo chiedono prima un accordo o un voto anche sulla seconda “gamba” dell’agenda presidenziale.

Ma i moderati restano fermi sulle loro posizioni, contestando  l’ammontare del pacchetto e il suo finanziamento attraverso l’aumento delle tasse ai ricchi e alle multinazionali, che stanno facendo lobbying contro la manovra.

I più irriducibili sono Kyrsten Sinema e Joe Manchin, che minacciano di far mancare il loro appoggio al Senato, dove i dem hanno la maggioranza solo grazie al voto decisivo della vicepresidente Kamala Harris. “É una follia fiscale”, ha ammonito Manchin, la cui controproposta è meno della metà del piano di Biden: 1.500 miliardi.

In queste ore i vertici dem e la Casa Bianca stanno facendo circolare un compromesso per scendere a 2.100 miliardi, mentre vorticosi negoziati proseguono senza sosta.  “Non è una partita di baseball ma il più significativo pezzo di legislazione degli ultimi 70 anni”, ha avvisato il senatore liberal Bernie Sanders.

Per salvare la sua agenda, e la sua presidenza, Biden ha bisogno di un colpo da biliardo a più sponde ma la Casa Bianca è ottimista. “E’ stato fatto un grande progresso questa settimana e siamo più vicini che mai ad un accordo ma non ci siamo ancora arrivati, abbiamo bisogno di ulteriore tempo per finire il lavoro”, ha commentato la portavoce Jen Psaki dopo il rinvio del voto sul piano per le infrastrutture, che la speaker Pelosi potrebbe ritentare nelle prossime ore.

“Se da un lato i democratici hanno qualche differenza, dall’altro condividiamo gli obiettivi comuni di creare buoni posti di lavoro sindacalizzati, costruire un futuro di energia pulita, tagliare  le tasse ai lavoratori e alle piccole imprese, aiutare le famiglie in difficoltà sulle spese di base e realizzare tutto questo senza aumentare il deficit ma facendo pagare la giusta quota ai più ricchi”, ha aggiunto.

I repubblicani intanto si fregano le mani davanti alla guerra intestina dei democratici, che nasconde una resa dei conti e una prova di forza sulla futura linea politica del partito. E, pur avendoli aiutati ad evitare lo shutdown, li lasciano cuocere nel loro brodo: in attesa di vedere anche come se la caveranno da soli con la sfida di alzare il tetto del debito entro il 18 ottobre per evitare il primo default della storia americana.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA).

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