Esercito di candidati al voto, poche donne aspiranti sindaco

Nella foto d'archivio un seggio elettorale in Molise.
Nella foto d'archivio un seggio elettorale in Molise. ANSA/LUCA PROSPERI

ROMA. – Un esercito di candidati – soprattutto nelle grandi città – alle amministrative di domenica e lunedì prossimo, ma poche le donne e ancora di meno i giovani. Le consultazioni interesseranno 1.192 comuni per 12.147.040 elettori. E’ il Censis a rilevare un “inatteso boom di candidature” nelle metropoli. Tanto che sono state predisposte schede lenzuolo per poter ospitare tutti i nomi degli aspiranti sindaci e le relative liste di appoggio con i loro simboli.

A Roma si contano ad esempio 22 candidati alla carica di primo cittadino e ben 38 liste concorrenti, che rimandano a un totale di 1.648 candidati al consiglio comunale. Numeri record si registrano anche a Milano (13 candidati sindaco, 28 liste, 1.188 candidati al consiglio comunale), Torino (13 candidati sindaco, 30 liste, 1.097 candidati consiglieri) e Napoli (7 candidati sindaco, 31 liste, 1.165 candidati consiglieri).

Ed i numeri salgono ulteriormente se si considerano i municipi: a Roma si contano complessivamente 154 candidati presidente per i 15 municipi della città e 6.211 candidati ai 15 consigli municipali; a Milano si registrano 68 candidati alla carica di presidente e 3.608 a quella di consigliere per i 9 municipi.

Se si rapporta il numero delle candidature presentate per i consigli municipali all’intera popolazione residente (bambini compresi) risulta che nella Capitale si è presentato un candidato municipale ogni 448 abitanti, a Milano uno ogni 387, a Torino uno ogni 241, a Napoli uno ogni 180.

Si può dire, nota il Censis, “che ogni elettore ha grandi probabilità di conoscere direttamente almeno un candidato: il candidato della porta accanto”. L’esplosione del numero di candidati è però un fenomeno a netta prevalenza maschile, come emerge dal dossier sulle amministrative pubblicato dal Viminale. Le candidate sindaco sono infatti soltanto 535 sui 2.855, il 18,6% del totale. Numero più congruo – e qui c’è l’effetto quote rosa previste dalla legge 215 del 2012 – per le aspiranti consigliere comunali: sono 26.011 su 62.294, pari al 41,7% del totale.

E fare il sindaco sembra non essere neanche un mestiere da giovani: considerando infatti i 145 candidati nei 17 comuni capoluogo di provincia delle regioni a statuto ordinario, se ne contano soltanto 9 tra i 18 ed i 35 anni (il 6,2%), 26 hanno tra 36 e 45 anni (il 18%), mentre il resto ha più di 46 anni (il 76%), con una consistente quota di ultrasessantaquattrenni (sono 35, pari al 24%).

Il dossier del ministero dell’Interno indica inoltre che il comune con minori elettori è Mortarone (Lecco): ne ha soltanto 27. Mentre quello con più votanti è Roma: sono 2.359.250. Sono poi 136.329 i diciottenni chiamati alle urne per la prima volta; a Roma i più numerosi (22.902). Tra i 19 sindaci uscenti dei 19 comuni capoluogo al voto se ne contano 8 di centrosinistra, 7 di centrodestra, 2 del Movimento 5 stelle e 2 di liste civiche (una delle quali di centrodestra).

In sette Comuni non sono state ammesse o presentate liste e quindi non si voterà: si tratta di Mombello di Torino, Bienno (Bs), Chiauci (Is), Sorgono (Nu), Gonnoscodina (Or), Seneghe (Or) e Zerfaliu (Or). Negli ultimi 4 comuni, tutti in Sardegna, il voto sarebbe stato il 10 e l’11 ottobre. Per quanto riguarda la percentuale di votanti, infine, alle amministrative del 2020 (764 i Comuni coinvolti) si è attestata al 65,6%; nel 2019 (3.685 Comuni) al 67,7%; nel 2018 (623 Comuni) al 61,2%; nel 2017 la quota più bassa, il 60% (1.004 Comuni).

(di Massimo Nesticò/ANSA)

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