Cannavaro addio Cina: crac Evergrande? No, per Covid

Fabio Cannavaro da istruzioni ai giocatori del Guangzhou Evergrande allo stadio Al-Janoub in, Qatar,ANSA/ EPA/NOUSHAD THEKKAYIL

NAPOLI. – Batte forte il sole sulla terrazza dell’albergo sul lungomare di Napoli scelto da Fabio Cannavaro per spiegare il suo addio alla Cina. Dopo due ore di interviste, l’ex capitano degli azzurri campioni del mondo nel 2006 entra in tackle come ai bei tempi: “Dai ragazzi, andiamo che sennò mi salta il mare con mia moglie. Fatemi godere un po’ Napoli, ora che sono in vacanza”.

Altro che la crisi del colosso immobiliare Evergrande, a convincere il Pallone d’Oro 2006 a lasciare sul tavolo un sontuoso contratto da 13 milioni l’anno fino al 2022, e la panchina del Guangzhou secondo in classifica nella Super League cinese a otto giornate dalla fine del torneo, più degli scricchiolii del colosso cinese che fanno tremare le Borse di mezzo mondo, sarebbero stati la nostalgia di Napoli e della famiglia (“otto mesi una prima volta e successivamente undici mesi senza vederla”) e da ultimo le difficoltà legate alla quarantena.

Una precisazione alla quale l’ex Pallone d’Oro teneva dopo che la sua richiesta di rescissione consensuale era stata associata alle difficoltà del colosso immobiliare cinese.

Nessuna fuga è il messaggio. Cannavaro lascia dopo quasi quattro anni con un campionato e una Supercoppa cinese in bacheca per tuffarsi in una nuova avventura (“in Italia o comunque in un campionato europeo”).

“É stata una scelta personale, sofferta, sulla quale molto hanno inciso il Covid e la volontà di riabbracciare la mia famiglia. Si sono dette tante cose – ha esordito – e ci tenevo a fare chiarezza. La crisi di Evergrande non c’entra nulla, sono stati sempre puntualissimi nei pagamenti e avevamo tutte le garanzie fino alla fine del campionato. É stata una scelta presa di comune accordo con il mio staff, maturata già un anno fa, ma allora la società mi chiese di rimanere. Stavolta hanno capito le mie necessità, ma tengo a dire che in Cina sono stato benissimo e mi dispiace non aver potuto salutare i calciatori.

La pandemia ha inciso tanto: rientrare significava per me una nuova quarantena. L’ultima fase di campionato poi, è a dicembre e non me la sono sentita di fare una bolla di 40 giorni e trascorrere un altro Natale senza i miei cari. In un anno e mezzo abbiamo fatto sei bolle, la cosa era diventata pesante e anche diversi giocatori sono andati via. Prima di decidere ne ho parlato anche con Lippi che ha capito”.

E così dopo otto anni da globetrotter in giro per il mondo a fare esperienza (tanta Cina, ma anche Arabia Saudita ed Emirati Arabi), Fabio Cannavaro si rimette in gioco e punta la serie A.

“Qualche squadra di A mi ha chiamato già nelle scorse settimane, adesso vediamo. Non ho problemi a subentrare, e allenerei anche in B o una Primavera. Non escludo nulla. Il mio modulo preferito è il 4-3-3, ma negli ultimi tempi in Cina ho sperimentato anche il 3-4-2-1 che facevo a Parma con Malesani e devo dire mi sono divertito tanto. Le mie squadre segnano tanto”.

Non manca una battuta su Napoli e Juve: “Spalletti sta facendo bene e Osimhen è forte, ma con me non toccherebbe palla” scherza. “Quanto alla Juve con Ronaldo ha perso 1/2 gol a partita. Allegri è bravo ma come dice Lippi noi allenatori siamo tutti bravi quando le cose vanno bene”.

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