Governo apre cantiere manovra, partiti divisi su fisco

ROMA PALAZZO CHIGI SEDE DEL GOVERNO FOTO DI © FRANCESCO GARUFI/SINTESI PALAZZO CHIGI, THE ITALIAN GOVERNMENT BUILDING

ROMA.  – Si apre ufficialmente il cantiere della manovra: Mario Draghi chiama i ministri a Palazzo Chigi per condividere l’impostazione della politica economica che il governo si appresta a disegnare con la Nadef, che dovrebbe andare in Consiglio dei ministri mercoledì, ma che inevitabilmente passerà anche per le scelte da fare sui temi che dividono la maggioranza, dal fisco alle pensioni.

Alla vigilia di un voto per le amministrative delicato per gli equilibri politici dei prossimi mesi, i partiti fanno emergere la loro richiesta di essere ascoltati dal governo sui grandi temi economici. Giuseppe Conte ha chiesto un coinvolgimento su quel patto socio-economico che Draghi ha proposto a imprese e sindacati, Enrico Letta ha presentato la proposta del salario minimo.

Ma sarà probabilmente il fisco il primo banco di prova per la maggioranza: Draghi potrebbe portare già mercoledì in Cdm la delega fiscale, che tratteggerà le linee generali dell’intervento, ma la decisione sarà probabilmente presa all’esito della cabina di regia, visto che la sola ipotesi che tra le voci compaia il catasto ha scatenato un dibattito accesissimo tra gli addetti ai lavori e le ire del centrodestra. E visto che al voto amministrativo mancano pochissimi giorni. Ma anche sul resto le priorità restano molto distanti.

Italia Viva vuole eliminare l’Irap almeno per le imprese individuali e i professionisti (costa giusto i 3 miliardi già a bilancio nel 2022 proprio per il taglio delle tasse), il Pd preferirebbe dirottare quella cifra, magari adeguatamente rimpolpata, verso il taglio del cuneo fiscale. Come Leu, che chiede interventi più decisi sulla lotta all’evasione.

La Lega difende a spada tratta la flat tax per gli autonomi e punta a ritocchi per non penalizzare troppo i contribuenti che superano di poco l’attuale limite dei 65mila euro per beneficiare del regime al 15%, su cui lavorano anche Fi – che vuole il taglio dell’Irpef, dell’Irap e anche del cuneo fiscale – e il Movimento 5 Stelle che chiede nel frattempo anche una rottamazione quater delle cartelle.

La cabina di regia, che dovrebbe riunirsi nel tardo pomeriggio di domani, sarà il primo momento di confronto formale del premier con la sua maggioranza sul fisco e su tutte le altre scelte da fare in vista della legge di Bilancio, di cui la Nota di aggiornamento al Def rappresenta la cornice. La spinta del Pil, che corre al 6% nel 2021, e le minori spese per gli aiuti Covid nel corso dell’anno, aprono spazi di bilancio che fanno gola ai partiti.

Ma il ministro dell’Economia Daniele Franco ha più volte fatto capire di voler mettere in gran parte in cascina le risorse per ridurre in modo deciso debito e deficit.  Per fare subito un intervento sensibile sull’Irpef, però, servirebbero almeno 10 miliardi, senza considerare la dote da destinare alla riforma degli ammortizzatori che Draghi ha promesso in manovra, e che potrebbe avere bisogno di circa 4 miliardi oltre il miliardo e mezzo che proviene dalla sospensione del cashback.

Richieste divergenti arrivano anche sul fronte del Reddito di cittadinanza, con Lega e Fi che chiedono di ridimensionarlo per dedicare i fondi alle tasse e al lavoro, mentre la commissione ad hoc ha individuato invece altre correzioni (costose) da fare, dalla scala di equivalenza per favorire le famiglie numerose alla riduzione da 10 a 5 anni di residenza del limite per l’accesso al beneficio degli stranieri.

La Lega poi ha già promesso battaglia per evitare il ritorno alla Fornero dopo la fine di Quota 100, chiedendo un fondo ad hoc per il prossimo triennio per l’uscita anticipata, mentre il Pd sponsorizza un rafforzamento dell’Ape social, ampliando la platea a nuove categorie di lavori usuranti, e chiede la pensione di garanzia per i giovani.

(di Silvia Gasparetto/ANSA).

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