Culle vuote in Cina, Pechino vara la stretta sull’aborto

Bambini in una scuola cinese. (ANSA)

PECHINO. – La Cina, alle prese con un tasso di natalità in picchiata, stringe anche sugli aborti mirando a ridurre le interruzioni di gravidanza volontarie “non per scopi terapeutici”.

La decisione, contenuta nelle nuove linee mirate al miglioramento della “salute riproduttiva delle donne”, nasce dall’esigenza di incoraggiare le famiglie ad avere più figli nel pieno dei timori sul calo delle nascite nel Paese.

Pechino ha già adottato provvedimenti contro gli aborti selettivi in base al sesso, ma le autorità sanitarie avevano avvertito già nel 2018 che un uso ampio contro “le gravidanze indesiderate era dannoso per le donne e rischiava di causare infertilità”.

L’iniziativa del governo punta, nelle intenzioni, a migliorare l’accesso generale delle donne ai servizi sanitari pre-gravidanza, ma di fatto finisce per integrarsi nelle strategie per invertire il tasso di natalità in declino del Paese, individuato da esperti e demografi tra le principali e più urgenti sfide della politica sociale in capo alla leadership comunista.

La Cina rimane la nazione più popolosa del mondo, ma l’ultimo censimento ha dimostrato che la crescita demografica dal 2011 al 2020 è stata la più lenta dagli anni ’50, con le previsioni di un’ulteriore frenata fino all’inversione di tendenza che potrebbe maturare anche in un paio d’anni: il tasso di fertilità è sceso sceso infatti da 1,6 nati per donna del 2016 a 1,3 del 2020, intorno a quello di Paesi sviluppati come Italia e Giappone.

Dopo decenni di politica del figlio unico, l’allentamento della pianificazione familiare è arrivata alla fine del 2015 con la l’introduzione della politica dei due figli. A giugno 2021, due mesi circa dopo la pubblicazione del censimento, c’è stata la svolta sui tre figli possibili per coppia al fine di incoraggiare le famiglie a essere più numerose. A tal proposito, sono state introdotte nuove linee guida per ridurre l’onere finanziario dell’educazione dei figli, mentre domenica il premier Li Keqiang ha firmato un decreto per abolire tre serie di regolamenti amministrativi sul parto, incluso quello sulle multe alle violazioni delle regole di pianificazione familiare.

L’ultima iniziativa ha evidenziato anche la preoccupazione di Pechino per l’elevato numero di aborti, incoraggiati per decenni insieme ai contraccettivi e alla sterilizzazione per tenere a freno il boom della popolazione.

Secondo le statistiche del governo, i medici in Cina hanno eseguito 336 milioni di aborti dal 1971 al 2013, con quelli selettivi per sesso molto diffusi. La ricerca del figlio piuttosto che della figlia, al fine di garantirsi una vecchiaia più sicura, ha portato all’enorme squilibrio di genere di 30 milioni di uomini in più delle donne.

Nel complesso, il governo ha adottato le “Linee sullo sviluppo della donna in Cina (2021-2030)” e le altre ‘Linee per lo sviluppo dei bambini cinesi (2021-2030), in cui sono limitati videogame, live-streaming e social network, con restrizioni più pesanti per i minori con meno di 16 anni.

(di Antonio Fatiguso/ANSA).