Console Occhipinti, il rinnovo dei Comites una nuova sfida

Il console generale in Venezuela, Nicola Occhipinti, recita alcuni versi della Divina Commedia.
Il console generale, Nicola Occhipinti
Il Console Generale in Venezuela, Nicola Occhipinti (a destra) e il nuovo Console di Caracas, Francesco Manià.
Il Console Generale in Venezuela, Nicola Occhipinti (a destra) e il nuovo Console di Caracas, Francesco Manià.

CARACAS – Il loro numero è in costante crescita. Ma, come ha ammesso il Console Generale d’Italia a Caracas, Nicola Occhipinti, non nelle proporzioni che sarebbe lecito attendersi, in considerazione delle circostanze che vive il Venezuela. I connazionali assistiti dal Consolato Generale, in tutto il Paese, sono poco più di duemila. Tanti, tantissimi. Eppure, molto meno di quanti, molto probabilmente versano in condizioni di vita precarie.

– Una parte dei connazionali, riteniamo soprattutto coloro che vivono lontano da Caracas – ha commentato alla “Voce” il Console Occhipinti -, probabilmente sono ancora all’oscuro della possibilità di ottenere l’assistenza consolare. Altri, invece, non ne fanno richiesta perché dovrebbero dichiarare la loro condizione di indigenza…

– Certamente è umiliante. Lo stesso termine, “indigenza”, ferisce profondamente l’orgoglio e l’amor proprio di chi ha avuto meno fortuna nella vita o ha perso tutto a causa della prolungata crisi economica del paese, una crisi che ha obbligato molti a chiudere le attività e che per altri ha significato la perdita del lavoro.

Il Console Generale è d’accordo. Ma chiarisce:

– La legge, anche se l’espressione a torto o a ragione può sembrare offensiva, parla di “stato di indigenza”. È lo stato di grave necessità economica in cui vengono a trovarsi, a volte d’improvviso ed altre progressivamente, tante famiglie italiane in Venezuela. È vero, e ne siamo coscienti, è una condizione che provoca disagio e molti connazionali, per amor proprio, evitano di recarsi in Consolato. Consideriamo che, a causa di una scarsa informazione e di un senso di pudore, le richieste di assistenza non siano così numerose come, a nostro parere, dovrebbero essere. Se per un verso ciò è da considerarsi un aspetto negativo, perché non ci permette di aiutare tutti i connazionali, come sarebbe nostro desiderio; per un altro, dobbiamo ammettere che, se tutti chiedessero assistenza, probabilmente le risorse a nostra disposizione sarebbero insufficienti. Stiamo parlando, comunque, di un qualcosa che in realtà ignoriamo. L’unica certezza è che attualmente diamo assistenza ad oltre due mila connazionali in tutto il paese.

La nostra conversazione si svolge nell’accogliente ufficio del Console Generale Occhipinti. Ci accompagna il Console di Caracas, Francesco Manià, che ascolta in silenzio. Attento. Mentre con l’intervistato affrontiamo il tema dell’assistenza ai meno fortunati, all’ingresso della sede del Consolato, un folto numero di connazionali attende il proprio turno per entrare. È una immagine ormai consueta che neanche le “settimane radicali”, peculiare strategia del governo per combattere la pandemia ma che ormai pochi rispettano, riesce a cancellare. Le file di giovani e anziani, in questa occasione, non sono il frutto di una deficiente gestione del Consolato ma il riflesso della carenza di personale, tante volte denunciata. Inoltre, la necessità di contenere il numero di persone all’interno per via della diffusione del Covid-19 contribuisce all’aumento della fila all’esterno. Mentre fuori si attende con pazienza, dentro la struttura consolare funzionari e giovani dai rispettivi sportelli, con grande gentilezza e disponibilità cercano di risolvere i problemi dei connazionali. È evidente il senso di solidarietà che permea il loro lavoro

– Che tipo di assistenza offrite?

Il Console Generale Occhipinti ha spiegato che si divide in due grandi categorie: economica e sanitaria.

– La prima – ha sottolineato – è un sussidio che non ha carattere permanente. Non è una pensione mensile. È un contributo straordinario che viene erogato per venire incontro alle necessità economiche; ai bisogni quotidiani del connazionale che si trova in stato di grave difficoltà. Lo eroghiamo due volte l’anno. A volte, quando possibile, anche tre. La somma si aggira, grosso modo, attorno ai 250 €, che vengono trasferiti in bolivares sul conto corrente del connazionale.

Ha proseguito spiegando che l’assistenza sanitaria, a sua volta, si divide in due gruppi: consegna di medicine salvavita e assistenza medica ed ospedaliera.

– Avviene a livello nazionale – ha precisato -. Le medicine sono consegnate su prescrizione medica e in base ai criteri dei nostri sanitari di fiducia. Il 25 giugno 2020 è stata firmata una convenzione col “Grupo Médico Soteldo”. Sottolineo, per chi non lo sapesse, che Javier Soteldo oltre ad essere il vicepresidente della “Sociedad Anti-Cancerosa de Venezuela” ha lavorato per oltre dieci anni all’Istituto Oncologico Europeo di Milano col professore Umberto Veronesi, una eminenza in ambito oncologico a livello mondiale. Abbiamo la fortuna, quindi di avvalerci delle competenze sue e di specialisti in tutti i settori della scienza medica: dalla gastroenterologia alla cardiologia, dalla neurologia alla ortopedia.

Dopo aver aggiunto che tra i contributi che eroga il Consolato vi è anche quello delle spese funerarie, ha ribadito che gli oltre due mila assistiti ricevono un servizio medico di eccellenza.

– Quando le circostanze lo richiedono, sono ricoverati ed operati nelle migliori cliniche private del Venezuela, cliniche che nulla hanno da invidiare alle strutture private d’eccellenza nel mondo.

Quindi ha precisato che, coloro che entrano “nel sistema di assistenza hanno dovuto compilare un formulario, in cui dichiarano il loro stato di necessità economica che, a volte, è verificato da assistenti sociali con visite a domicilio”. È quanto previsto dalla legge e, ha spiegato, evita che persone non bisognose usufruiscano di un diritto che non corrisponde loro. Ha aggiunto che nell’ambito dell’assistenza sanitaria sono previste la visita oftalmologica, con la possibilità di ricevere gratuitamente gli occhiali qualora ce ne fosse bisogno, e, nel caso delle donne, un programma di prevenzione del tumore al seno. 

Le donne, nella fascia di età compresa dai 40 ai 60 anni – ha spiegato – sono considerate soggette a rischio. Sono propense a possibili tumori al seno. Il nostro programma di assistenza sanitaria, di fatto, funziona come una qualunque assicurazione medica privata. Ma, a differenza di queste, la sua prestazione è gratuita. Per risparmiare, il primo ausilio medico lo eroghiamo a domicilio. Il medico – ha spiegato – visita il paziente. Valuta il suo stato di salute. Consegna medicine, se necessario. A seguito di questo esame medico, che è assai esaustivo, decide se il connazionale può essere curato a domicilio o necessita del ricovero. È una procedura che seguiamo perché se tutti i connazionali si recassero immediatamente in clinica, le spese sarebbero insostenibili. Così, invece, riusciamo ad assistere un numero maggiore di persone.

Purtroppo, l’assistenza sanitaria che offre il nostro Consolato ha i suoi limiti. Uno, in particolare: se l’emergenza avviene fuori l’orario d’ufficio, quindi dalle 17 fino alle 8 del mattino seguente, il connazionale è costretto a rivolgersi al settore pubblico. La ragione, ancora una volta, è il costo.

– È questo il lato debole della nostra assicurazione gratuita – ha ammesso con estrema franchezza -. Per il resto, se hanno una malattia gestibile… Ad esempio, un tumore che avanza lentamente, siamo in grado di intervenire con chemioterapia e radioterapia. Stiamo comunque salvando molte vite umane, in un contesto molto complesso, molto difficile.

 

Aumento sì, ma non esponenziale

Quella del Paese è una realtà incontestabile. La crisi economica e sociale ha assunto proporzioni dantesche, inimmaginabili in una nazione ricca in materie prime, con un tessuto industriale che era invidiato dal resto dell’America Latina, e tra le prime esportatrici di petrolio. Oggi, chiunque, nel giro di poche ore, può passare da una vita agiata, con i pochi lussi che la realtà permette, allo stato di indigenza. Sono sufficienti un ricovero improvviso, una malattia grave. È quindi lecito chiedersi: 

 – Le richieste di aiuto medico sono in aumento?

– Sì, un aumento c’è – ha ammesso il Console Generale Occhipinti. Ma ha precisato:

– Non è esponenziale. Come ho spiegato, forse tanti connazionali non sono ancora informati e tanti altri evitano di farne richiesta per orgoglio. Quindi, vengono da noi solo quando non possono più evitarlo.

– Qual è la fascia di età di coloro che si recano in Consolato chiedendo assistenza?

– Purtroppo, non sono solo anziani – ha affermato con un tono di voce che non riesce a nascondere amarezza -. Ci sono anche giovani. Certo, a livello statistico, la loro richiesta di assistenza medica è assai contenuta. È comprensibile, la necessità di una visita medica e dell’assistenza ospedaliera cresce con l’avanzare dell’età.

– E assistenza economica?

– Anche in questo caso – ha ammesso -, ci sono giovani. Li aiutiamo. Cerchiamo di incoraggiare chi è disoccupato a trovare un lavoro. Bisogna comunque capire che anche chi ha un lavoro fisso, a tempo pieno, a causa delle difficoltà del paese nell’ambito valutario, rischia di non guadagnare abbastanza per l’acquisto di generi alimentari e beni di prima necessità. Non parliamo solo di coloro che hanno coniuge e figli. Anche chi vive solo deve affrontare grosse difficoltà.

 

Cittadinanza “iure sanguinis”

Dall’assistenza sociale alla richiesta di cittadinanza. Oggi, in Venezuela, possedere il passaporto dell’Unione Europea può rappresentare la differenza tra una vita di stenti ad un futuro migliore. In particolare, per le prime e seconde generazioni. È una realtà che purtroppo in Italia, anche nell’ambito politico, pochi capiscono. L’egoismo e la paura tendono ad avere il sopravvento sulla solidarietà. Spesso, troppo spesso, dietro i massaggi impregnati di nazionalismo si nascondono sentimenti xenofobi e razzisti.

Il Console Generale Occhipinti ci tiene a sottolineare che sui social network del Consolato Generale d’Italia a Caracas, Instagram e Facebook, ogni settimana si pubblica un post che esorta i giovani discendenti d’italiani a consegnare la documentazione per il riconoscimento della cittadinanza “iure sanguinis” di cui hanno diritto. Una iniziativa che, a nostro avviso, va applaudita e sostenuta. Si rammarica, invece, per le rimostranze di coloro che, via posta elettronica, rivolgono quesiti le cui risposte sono già pubblicate nel portale del Consolato e alle quali ovviamente non ottengono risposta.

– Il nostro motto – ha affermato – è “aiutateci ad aiutarvi”. Con questo cosa vogliamo dire? Semplicemente che, per aiutarci, i connazionali devono dedicare 5, 10, 15 minuti a leggere quanto noi pubblichiamo sul nostro sito o semplicemente la risposta automatica che ottengono immediatamente alle loro domande. Se un connazionale ci invia una mail chiedendo se a Valencia c’è un nostro Consolato, non rispondiamo. La risposta è già nel nostro portale. Abbiamo realizzato un investimento per renderlo il più chiaro e completo possibile. Rispondere a queste domande significherebbe perdere tempo e ridurre la nostra produttività.

Quindi ha espresso la propria soddisfazione per aver raggiunto l’equilibrio tra domanda e offerta di servizi; ha confermato la volontà di continuare a migliorare; e ha assicurato che tutti i cittadini italiani, compresi nella fascia della terza età, possono recarsi in Consolato senza necessità di un appuntamento.

– Purtroppo – ha precisato -, nonostante siamo riusciti a ridurre i tempi d’attesa, per un appuntamento è necessario aspettare circa cinque mesi. Sono ancora tanti, ne siamo coscienti – ha ammesso per poi aggiungere:

– Molto dipende anche dai settori. Ad esempio, l’attesa per il passaporto è di uno o due mesi. Se poi il documento è urgente l’appuntamento viene dato immediatamente. La posta elettronica è un modo per dare l’appuntamento in maniera interattiva e umana. Non è una macchina che li gestisce.

– Quali sono i servizi più richiesti in questo momento?

– Il rinnovo del passaporto o il primo passaporto – ha risposto immediatamente -. Poi, lo stato civile. Seguono il registro dei bambini appena nati, i matrimoni, i divorzi e i decessi. Quindi, la cittadinanza “iure sanguinis” e quella “iure matrimonii”, quest’ultima in quantità minore perché si è indietro con i corsi di lingua italiana. Ci sono poi i visti. In realtà al cittadino venezuelano non occorre, ma abbiamo tante “note consolari” da consegnare per evitare che siano respinti alla frontiera dalle autorità turche o dalle nostre.

 

Elezioni Comites

Per concludere, cambiamo argomento. L’appuntamento al voto, per il rinnovo dei Comites, è stato fissato per il 3 dicembre. In realtà questo è l’ultimo giorno in cui il Consolato riceve il plico con il voto. La legge prevede che le liste degli aspiranti possano essere presentate solo dal ventesimo giorno dopo l’indizione delle elezioni. Voterà unicamente il cittadino che ne abbia fatto espressa richiesta attraverso il portale Fast-It. La domanda di iscrizione all’elenco degli elettori potrà comunque essere presentata, insieme alla fotocopia di un documento di identità comprensivo la firma del titolare, per posta elettronica al seguente indirizzo:[email protected]

– La opzione di voto – ha ammesso il Console Generale Occhipinti – ha un aspetto positivo: conferisce maggior certezza a chi vota e una riduzione delle spese.

Il Console Generale ha tenuto a precisare che “i Consolati sono dei semplici esecutori di disposizioni che vengono da Roma”.

– Come vi state preparando?

– Realizziamo la bonifica anagrafica tutti i giorni durante tutto l’anno – ha affermato -. Ciò permette l’allineamento tra i dati anagrafici del Ministero degli Esteri e quelli del Ministero dell’Interno. Inviamo la “Pec” al Comune corrispondente ogni qualvolta il connazionale ci presenza un atto di Stato civile, matrimonio, divorzio, nascita o morte. Verifichiamo, controlliamo e inviamo al comune l’informazione con l’indirizzo di residenza aggiornato. Se il comune è efficiente, aggiorna i propri dati e il connazionale può esercitare il diritto di voto. Il secondo aspetto è il rispetto dello scadenzario che indica il Ministero. Non è un esercizio complicato ma le risorse umane sono limitate.

– America Latina, in particolare il Venezuela non è l’Europa. Oltreoceano il servizio postale è affidabile e i connazionali vivono in luoghi raggiungibili. Far recapitare un plico non è un problema. In Venezuela, invece…

– La morfologia toponomastica del Venezuela è peculiare – ci ha interrotto capendo immediatamente quale sarebbe stato il senso della nostra domanda -. Le case non hanno il numero civico. Per ubicare un connazionale non è sufficiente il solo indirizzo. Sono necessari altri dettagli.

Dopo aver informato che il Consolato Generale si affida al più efficiente servizio di corriere privato del paese: “Domesa”, alla nostra domanda sulla certezza che al connazionale venga recapitato il plico elettorale, ha risposto:

– Sicuramente conosce il brocardo latino “Ad impossibilia nemo tenetur”. Nessuno è tenuto alle cose impossibili. Noi ci proviamo, e per questo contrattiamo il corriere privato più affidabile.

– Se Il connazionale non riceve il plico, cosa deve fare…

– Può venire in Consolato – ci ha detto aggiungendo immediatamente:

– Certo, è avvantaggiato chi vive a Caracas. Chi sta a Puerto Ordaz, per esempio, come fa? Non ha il tempo materiale né le possibilità fisica di arrivare fin qui. Chiaramente ci sono dei limiti.

– La nostra comunità è cresciuta negli ultimi anni?

– Iscritti a Caracas sono oltre 122mila – ha commentato -. Sono aumentati di 400, 500 unità da luglio ad agosto. Questo, almeno, è quanto indicano le nostre statistiche. Al 31 agosto risultano iscritti nella circoscrizione consolare di Caracas, 122.300 connazionali. In quella di Maracaibo calcoliamo siano oltre 20mila. In totale, sono 140mila.

– Sappiamo che molti connazionali, a seguito delle circostanze del Paese, hanno preferito tornare in Italia o, nel caso dei più giovani, trasferirsi in altri Paesi. Vi viene comunicato quando avviene un cambio di residenza?

– Il mancato aggiornamento dell’Aire, quando un connazionale emigra ad un altro paese, non comporta sanzioni – ha chiarito -. L’Iscrizione all’Aire può avvenire qualche mese dopo. Ci si iscrive quando si ha la certezza che si rimarrà nel nuovo Paese. Sebbene si potrebbe pensare che ci sia un flusso di connazionali che lascia il Venezuela, e qualcuno effettivamente emigra, francamente, a livello di iscritti alla nostra anagrafe il fenomeno non si riflette. Anzi negli ultimi mesi – ha aggiunto -, le iscrizioni sono aumentate, forse perché stiamo riconoscendo lo “iure sanguinis” ai figli e ai nipoti di italiani. Come lei sa, la grande emigrazione, in Venezuela, è avvenuta nell’immediato dopo guerra, a differenza di quanto è accaduto in Argentina, in Brasile e Uruguay. La difficoltà principale – ha proseguito – è che purtroppo molti figli sono nati fuori dal matrimonio. Quindi spesso manca la firma del genitore italiano. In Venezuela c’è una percentuale di figli nati fuori dal matrimonio maggiore rispetto ad Argentina e Brasile. Ci sono poi i figli riconosciuti da adulti. Anche in questo caso, in numero maggiore rispetto ad altri Paesi. In questi casi il processo di riconoscimento della cittadinanza si complica, è meno lineare.

Per concludere, il Console occhipinti ha sottolineato che si ha la consapevolezza che i connazionali all’estero “hanno contribuito in passato, continuano a farlo nel presente e lo faranno nel futuro alla crescita dell’economia italiana”.

– Desideriamo aiutare i connazionali affinché la propria vita burocratica, detto tra virgolette, sia più semplice e agile possibile – ha assicurato -. Il nostro motto è che i connazionali, ma anche i venezuelani amici dell’Italia entrino in Consolato col sorriso e ne escano con un sorriso ancora più ampio, perché hanno ottenuto il servizio che occorreva loro, per aver ricevuto la documentazione richiesta e per essere stati accolti con la gentilezza e l’efficienza che meritano.

Mauro Bafile

 

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