Trudeau vince il terzo mandato ma non ha la maggioranza

Justin Trudeau e sua moglie, Sophie Grégoire Trudeau, festeggiano la vittoria. RYAN REMIORZ (AP) / EPV

WASHINGTON.  – Vittoria a metà per Justin Trudeau: si impone ancora una volta nelle elezioni anticipate in Canada e si appresta ad ottenere l’incarico di primo ministro per la terza volta in pochi anni, anche se il partito liberale fallisce l’obiettivo di non riconquistare come sperava la maggioranza.

A 49 anni, dunque, Trudeau sarà ancora a capo di un governo di minoranza, con una strada che si preannuncia tutta in salita e irta di ostacoli. Secondo le ultime proiezioni il partito del premier otterrebbe circa 155 seggi, al di sotto della soglia di 170 che consente di assicurarsi il controllo del Parlamento canadese.

E dire che le elezioni erano state indette anticipatamente proprio nel tentativo di rompere una situazione di stallo e permettere ai liberali di tornare maggioritari come fino a due anni fa. Ma dopo un inizio piuttosto favorevole e sondaggi incoraggianti, il premier ha avuto una campagna elettorale particolarmente complicata, che ha messo in luce soprattutto un’indiscutibile erosione della sua popolarità e il tramonto di quella ‘Trudeau-mania’ esplosa nel 2015, all’epoca del suo primo trionfo a soli 44 anni. Spia del fatto che le controverse vicende e i presunti scandali degli ultimi tempi hanno lasciato il segno.

La sfida dei prossimi giorni sarà quella di assicurarsi il maggior sostegno possibile per la formazione del nuovo governo e la messa a punto del discorso di insediamento che il premier dovrà pronunciare in Parlamento. Ora però per il primo ministro canadese è il momento di festeggiare quella che comunque è una vittoria elettorale, nonostante il futuro incerto. Lui ostenta ottimismo: “I canadesi hanno fatto una scelta importante e ci hanno rimandando al lavoro con un chiaro mandato, quello di superare questa pandemia e arrivare a giorni più luminosi”, il suo primo commento dopo i risultati insieme ai suoi figli e a sua moglie Sophie Grégoire.

Per i conservatori canadesi si tratta comunque di un duro colpo. Stavolta molti di loro avevano realmente sperato di potersi sbarazzare una volta per tutte del principale e più autorevole avversario politico, ma alla fine è passato il messaggio del premier: un ritorno dei conservatori sarebbe per il Canada sinonimo di un passo indietro su tutti i fronti, a partire dalle sfide cruciali del nostro tempo come quella della lotta ai cambiamenti climatici. In questo senso tira un sospiro di sollievo anche l’amministrazione Biden, per la quale il sostegno di un alleato come il vicino Canada resta fondamentale su più fronti.

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