A San Marino domenica si vota per rendere legale l’aborto

A San Marino si vota per l'aborto.
A San Marino si vota per l'aborto. (Archivio)

SAN MARINO. – Domenica, il 26 settembre, a San Marino si voterà il referendum sull’aborto. Nella Repubblica del Titano, ad oggi e a 43 anni di distanza dalla legge italiana, le donne non possono abortire neanche se sono in pericolo di vita e l’interruzione di gravidanza è per il codice penale sammarinese un reato con una pena prevista dai tre ai sei anni di reclusione.

Il referendum di iniziativa popolare, che ha visto in prima linea l’Unione donne sammarinesi (Uds), segna un momento storico dunque di un percorso iniziato nel 2003 con la prima proposta di legge in questo senso da parte della parlamentare di Sinistra Unita Vanessa Muratori.

Con l’azione decisiva delle donne di Uds, in cui anche la Muratori milita, si è ottenuto quindi la scorsa estate l’approvazione degli organi garanti della Costituzione del quesito: “Volete che sia consentito alla donna di interrompere volontariamente la gravidanza entro la dodicesima settimana di gestazione, e anche successivamente se vi sia pericolo per la vita della donna o se vi siano anomalie e malformazioni del feto che comportino grave rischio per la salute fisica o psicologica della donna?”.

“Negli anni l’Uds ha affrontato tante sfide per migliorare la condizione delle donne a San Marino”, racconta Rosa Zafferani, del direttivo Uds. Esponente di rilievo della democrazia cristiana sammarinese, già ministro degli Interni, della Sanità e della Pubblica Istruzione, Zafferani dopo essersi ritirata dalla pubblica amministrazione ha ricoperto ruoli decisivi nella campagna sul referendum.

“La raccolta firme è stata decisiva – spiega – ne sarebbero bastate poco più di mille e invece in pochissimo tempo ne abbiamo raccolte 3000. In questi giorni stiamo ricevendo molte dimostrazione di solidarietà dall’estero, dall’Irlanda, dalla Spagna e dal Lussemburgo”.

Il percorso della non discriminazione delle donne sammarinesi inizia con la battaglia per non perdere la cittadinanza a seguito di matrimonio e di poterla quindi trasferire ai figli al pari dei padri. Prima del 1999 se una donna sammarinese si univa in matrimonio con un cittadino estero perdeva la cittadinanza. Oggi le donne dell’Uds chiedono di veder riconosciuto il diritto di abortire anche a carico del sistema sanitario del Titano. “Le donne sammarinesi – conclude Zafferani – oggi lo fanno in Italia privatamente”.

A San Marino che rimane uno Stato cattolico confessionale che nella tradizione politica e sociale si definisce fondato dal Santo Marino, appunto, nell’anno 301, in questi mesi il dibattito politico post Covid si è concentrato sul referendum. Due i comitati in campo, quello per il sì all’aborto, e il comitato per il no sostenuto dalle associazioni cattoliche.

Tra le forze politiche a prendere posizione c’è prima tra tutte il Pdcs, la democrazia cristiana sammarinese, decisamente contrario, mentre Rete e Libera si sono espressi a favore. Gli altri schieramenti politici hanno invece lasciato libertà di coscienza.

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