Prezzi energia salgono ancora, si punta a dl giovedì

Pago a un benzinaio in distributore di benzina.

ROMA.  – I prezzi dell’energia salgono ancora, ininterrottamente, in attesa che il governo scelga la strada per intervenire allo scopo di calmierare gli aumenti. L’obiettivo è portare nel cdm di giovedì di questa settimana il decreto su cui si stanno concentrando gli sforzi di Palazzo Chigi, del Mef e del Mite, ma il lavoro non è semplice.

Prima di tutto bisogna calcolare le risorse necessarie (si parla di circa 3,5-4 miliardi da reperire negli avanzi di bilancio, probabilmente da mtiraggio inferiore alle attese dei contributi a fondo perduto), ma bisogna anche decidere quale sia l’opzione o la serie di opzioni più percorribili per evitare che, nell’ultima coda dell’anno, le impennate di luce e gas si trasferiscano su famiglie e imprese.

Il tempo a disposizione scade il 30 settembre, visto che gli aggiornamenti dell’Autorità per l’energia scattano come di consueto il primo ottobre. Se giovedì non dovesse essere la giornata buona, il provvedimento potrebbe quindi essere approvato nei giorni successivi, eventualmente anche all’inizio della prossima settimana. Le strade potrebbero essere diverse e da seguire in due tempi: nell’immediato con il dl e poi nella legge di bilancio, con una revisione più sistematica della costruzione della bolletta ed in particolare degli oneri di sistema.

Il M5S riassume in una serie di proposte alcune delle ipotesi in campo: “si può ricorrere al gettito derivante dalla vendita all’asta delle quote di CO2 per calmierare i prezzi, abbattere il prezzo dei prodotti energetici, anche attraverso la sterilizzazione parziale dell’Iva, e dar vita un fondo per la sostenibilità del sistema elettrico”.

L’idea dell’Iva, caldeggiata anche dalla Lega che oggi ha presentato una mozione in Parlamento, sembra di difficile applicazione, mentre potrebbe essere rafforzato il bonus per le famiglie in difficoltà oggi destinato ai nuclei con Isee non superiore a 8.265 euro, alle famiglie numerose (con più di 3 figli a carico) con Isee non superiore a 20.000 euro e ai titolari di reddito e pensione di cittadinanza. C’è del resto anche l’esempio della Spagna, che ha optato per una serie di misure tra cui la riduzione della remunerazione delle imprese energetiche.

Sul fronte prezzi, quello dell’elettricità alla Borsa elettrica, uno degli indici dell’andamento successivo dei prezzi al consumo, e quindi proprio delle bollette, è salito ancora, tra il 13 e il 19 settembre, di oltre il 17%, portandosi a 163 euro a MW/h. Il confronto con l’anno scorso è inevitabilmente influenzato dagli effetti della pandemia, ma evidenzia comunque una vera e propria impennata: a metà settembre del 2020, il costo rilevato dal Gestore dei mercati energetici si aggirava sui 48 euro a MW/h, saliti poi a 63 euro all’inizio di quest’anno.

Ma è anche la benzina a iniziare a preoccupare. Il prezzo di un litro di verde è salito a 1,670 euro al litro, ai massimi da sette anni con un rincaro annuo che le associazioni dei consumatori stimano in oltre 330 euro. Rialzi che rischiano, secondo la Coldiretti, di provocare un effetto valanga su gran parte della spesa, che viaggia per l’85% su strada. “Bisogna che il Governo intervenga non solo su luce e gas, ma anche sul caro benzina, riducendo le accise sui carburanti”, avverte l’Unione nazionale consumatori.

Tra le imprese c’è chi lancia l’allarme produzione e quindi occupazione, come Gas Intensive, il consorzio che raggruppa aziende dei settori ceramica, carta, fonderie, metalli ferrosi e non, vetro, calce e gesso, che invoca interventi per evitare “danni sociali”. E chi invece come Federacciai non vede “nessun pericolo circa la produzione nazionale”.

Il problema ha nel frattempo assunto rilevanza  internazionale, arrivando alla ribalta in tutti i Paesi europei. Nel Regno Unito si parla di vera e propria crisi del gas, mentre in Spagna il segretario di Stato per gli Affari europei, Juan Gonzalez Barba Pera, ha chiesto un approfondimento al prossimo vertice dei leader Ue, il 21 e 22 ottobre.