Putin canta vittoria ma il Partito comunista insorge

Lavoratori municipali dipingono un graffiti di Navalny in St. Petersburg, Russia, ANSA/ EPA/ANATOLY MALTSEV

MOSCA.  – Il giorno dopo le elezioni per la Duma – nonché per altri livelli legislativi, locali e regionali, la Russia si trova a fare i conti con accuse incrociate tra i partiti e il consueto cappotto a favore del partito di Putin.

Altro che sondaggi sfavorevoli (sempre sotto il 30%). Russia Unita ha sbancato, portandosi a casa 125 seggi al listone federale, proporzionale, e ben 199 nei collegi uninominali.

Totale: 324. La “supermaggioranza” è dunque salva. Un risultato che lascia scettici l’Ue e l’Occidente. E pure il Partito Comunista non ci sta. A Mosca è stato spazzato via del voto elettronico, che provvidenzialmente ha salvato i candidati filo-Cremlino. “E’ tutto falso”, accusa Alexei Navalny. “Non riconosciamo il voto nella capitale”, annunciano i comunisti. Se poi è tutta confusione, si vedrà.

Già perché il Pc russo, a livello federale, è andato meglio del 2016 – anche se parlare di boom è sconsiderato – e porta a casa 15 seggi in più, salendo a 57. Il contentino sarà sufficiente? L’eterno leader Gennady Zyuganov si è mostrato furente e ha invitato tutti i sostenitori del partito “a difendere i risultati delle elezioni come i cadetti di Podolsk hanno difeso Mosca” nella II guerra mondiale.

Nella pratica, bisogna vedere cosa sceglierà di fare il partito; per ora ha lanciato l’idea di adunate di piazza, chiedendo le autorizzazioni per sabato 25 e domenica 3 ottobre. Subito negate. “C’è il Covid”, dicono dal dipartimento della sicurezza di Mosca (in un Paese dove non ci sono alcune restrizioni). Andrà allo scontro con il Cremlino, optando per manifestazioni non autorizzate come fece a suo tempo Navalny?

Il nemico numero uno di Putin, dal carcere, ha notato come a Mosca i candidati del “Voto Intelligente” abbiano vinto “in 11 circoscrizioni su 15” e a San Pietroburgo “in 7 su 8”. Ed è vero. Perlomeno nel conteggio dei voti reali nei seggi.

Allora “il robot” che governa il sistema di voto digitale, rapidissimo nel dare in passato i risultati, “ci ha pensato, si è acceso una sigaretta e ha deciso di rallentare la pubblicazione nell’attesa che le astute manine di Russia Unita falsificassero i dati, ribaltando di fatto il voto”, ha ironizzato Navalny.

Il ritardo, si sono giustificati alla Commissione Elettorale, è stato dovuto “all’altissimo numero di transazioni”, tutte da “decodificare”.

Ma il sospetto resta. Online solo grandi estimatori di Russia Unita?

L’altra importante novità del day after è l’affermazione della neonata sigla “Gente Nuova”, che tra listone e collegi si aggiudica (sempre stando alle proiezioni, elaborate da R.Politik) 13 seggi. Nato di recente, il partito è capeggiato dall’imprenditore Alexei Nechaev, diventato famoso come fondatore dell’azienda di cosmetici Faberlic, in tandem con l’ex sindaca di Yakutsk, Sardana Avksentieva, molto popolare nello sconfinato est del Paese.

Grazie all’affermazione nelle regionali dell’anno passato, non ha dovuto passare attraverso le forche caudine della raccolta firme per partecipare alle elezioni della Duma. Linea di centro-destra, il target è chiaramente l’elettorato urbano della classe media. Ma fin da subito il partito è stato bollato come un prodotto dell’ingegneria politica del Cremlino, creato insomma ad arte – grazie alla consulenza degli specialisti di Putin – per dragare voti moderati e aggiungere pluralità alla prossima legislatura. Ma senza scossoni.

Le implicazioni internazionali, si diceva. “In Russia abbiamo visto un clima d’intimidazione nei confronti delle voci critiche e indipendenti, senza che ci fosse una missione di monitoraggio credibile”, tuona Bruxelles.

Dagli Usa toni simili, con una accento sulla necessità di “mettere fine alla campagna di pressione sulla società civile”. Insomma: tu chiamale se vuoi, elezioni.

Dal Cremlino spallucce. “Il voto è stato competitivo, trasparente e onesto”, commenta il portavoce. Putin poi è molto soddisfatto: l’obiettivo era “mantenere la leadership” di Russia Unita e dunque “missione compiuta”.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA).

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