ROMA. – Il buco dell’ozono quest’anno ha raggiunto un’estensione superiore a quella dell’Antartide, una delle più grandi e profonde degli ultimi anni. Ha infatti raggiunto un’estensione di 23 milioni di chilometri quadrati, dopo aver subito un’improvvisa accelerata nella crescita la scorsa settimana.
E’ quanto indicano le osservazioni del satellite Sentinel 5P, una delle sentinelle della Terra del programma Copernicus, gestito da Commissione Europea e Agenzia Spaziale Europea (Esa). I dati, raccolti nell’ambito del servizio di monitoraggio atmosferico Copernicus Atmosphere Monitoring Service (Cams) del Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche a Medio Raggio, arrivano in occasione della Giornata internazionale per l’osservazione dello strato di ozono, che si celebra il 16 settembre.
Il buco nello strato di ozono si forma ogni anno durante la primavera australe, tra agosto e ottobre, e raggiunge il massimo tra metà settembre e metà ottobre. Quest’anno, dopo una condizione iniziale nella norma, è aumentato notevolmente la scorsa settimana ed è ora più grande del 75% rispetto alle misure rilevate in questo stesso periodo dell’anno a partire dal 1979.
“Seppur simile a quello del 2020, quest’anno il buco dell’ozono si è trasformato in uno dei più duraturi mai registrati”, osserva Vincent-Henri Peuch, direttore del Copernicus Atmosphere Monitoring Service. L’anno scorso, quando aveva raggiunto uno dei suoi valori più vasti e profondi, il buco dell’ozono era cresciuto rapidamente a partire dalla metà di agosto, per raggiungere il picco di circa 25 milioni di chilometri quadrati lo scorso 2 ottobre, in netto contrasto con le dimension insolitamente ridotte del 2019.
Quest’anno, nella sua evoluzione, appare simile a quello del 2020, anche se attualmente ha raggiunto un’estensione più vasta dell’Antartide. “Al momento – prosegue Peuche – le nostre previsioni mostrano che il buco dell’ozono quest’anno ha dimensioni ben maggiori rispetto a quelle usuali. Il vortice è abbastanza stabile e le temperature stratosferiche sono ancora più basse rispetto a quelle del 2020. Stiamo assistendo – rileva – a un buco dell’ozono piuttosto grande e potenzialmente anche profondo”.
Con la fine della stagione primaverile nell’emisfero australe, quando le temperature nella parte superiore della stratosfera cominciano a salire, l’impoverimento dell’ozono rallenta, il vortice polare si indebolisce fino a sparire, portando i livelli di ozono alla normalità entro dicembre. Per Antje Inness, del Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche a Medio Raggio, “il monitoraggio del buco dell’ozono al Polo Sud va interpretato con cautela, visto che le dimensioni, durata e concentrazioni sono influenzati dai venti locali. Tuttavia ci aspettiamo che si chiuda entro il 2050”.
Con la futura missione Altius (Atmospheric Limb Tracker for Investigation of the Upcoming Stratosphere) dell’Esa, il cui lancio è previsto nel 2025, si dovrebbero avere dati sull’ozono e gli altri gas negli strati più alti dell’atmosfera, che aiuteranno a migliorare le previsioni meteorologiche e a monitorare la situazione nel lungo periodo.