Papa Francesco: “La fede promuova accoglienza e solidarietà”

Papa Francesco durante la celebrazione della Messa nel Santuario nazionale di Sastin, la Basilica dedicata alla Vergine dei Sette Dolori, patrona della Slovacchia
Papa Francesco durante la celebrazione della Messa nel Santuario nazionale di Sastin, la Basilica dedicata alla Vergine dei Sette Dolori, patrona della Slovacchia EPA/LUCA ZENNARO

SASTIN (SLOVACCHIA). – Mentre “spesso nella società ci si divide e si è ostili”, il mondo ha bisogno di cristiani “tessitori di dialogo laddove le posizioni si irrigidiscono”, che “diffondono il buon profumo dell’accoglienza e della solidarietà, laddove prevalgono spesso gli egoismi personali e collettivi”, “che proteggono e custodiscono la vita dove regnano logiche di morte”.

A conclusione del suo viaggio in Slovacchia, dopo la tappa-lampo di domenica a Budapest, papa Francesco lancia nuovamente dal “cuore dell’Europa” un appello all'”accoglienza” e alla “solidarietà”, che devono essere componenti essenziali dell’identità cristiana del continente.

Il Papa lo fa durante il suo pellegrinaggio conclusivo al Santuario nazionale di Sastin – circa 70 km a nord della capitale Bratislava -, la Basilica dedicata alla Vergine dei Sette Dolori, patrona della Slovacchia, di cui proprio oggi ricorre la solennità. Dopo un momento di preghiera in privato nel Santuario originario del XVI secolo con i vescovi della Slovacchia, in cui affida alla Vergine il Paese e la sua Chiesa, Francesco celebra la messa solenne davanti a una grande folla sulla spianata poco distante.

E l’omelia è tutta un richiamo alle prerogative “compassionevoli” che deve avere una fede autentica e “sincera”, non “con il piede in due scarpe” ma radicata sui valori evangelici, nonché legati alla figura mariana. “La Vergine è modello della fede di questo popolo slovacco – afferma -: una fede che si mette in cammino, sempre animata da una devozione semplice e sincera, sempre in pellegrinaggio alla ricerca del Signore”.

“E, camminando – spiega -, voi vincete la tentazione di una fede statica, che si accontenta di qualche rito o vecchia tradizione, e invece uscite da voi stessi, portate nello zaino le gioie e i dolori, e fate della vita un pellegrinaggio d’amore verso Dio e i fratelli”. Con una sollecitazione anche ai vescovi e ai preti a “non fermarsi”, perché altrimenti “ammalano la Chiesa, ammalano il popolo di Dio”.

“Non si può ridurre la fede a zucchero che addolcisce la vita”, avverte ancora Francesco. E dopo l’invito a far “risplendere la vita fraterna”, a essere “tessitori di dialogo” e promotori “dell’accoglienza a della solidarietà”, contro ogni chiusura, ostilità e divisione, ribadisce che “anche noi, guardando la Vergine Madre Addolorata, ci apriamo a una fede che si fa compassione, che diventa condivisione di vita verso chi è ferito, chi soffre e chi è costretto a portare croci pesanti sulle spalle”.

Una fede “che non rimane astratta”, ma “ci fa solidali con chi è nel bisogno”. Subito dopo la messa, il Pontefice va all’aeroporto di Bratislava da dove, salutato dalla presidente della Repubblica Zuzana Caputova, riparte per l’Italia.

(dell’inviato Fausto Gasparroni/ANSA)

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