Via la statua del generale sudista Robert Lee a Richmond

WASHINGTON. – Richmond, capitale della Virginia e in passato della Confederazione, resta senza la sua controversa icona: la statua equestre del generale sudista Robert Lee, simbolo del potere bianco, dello schiavismo e delle ingiustizie subite dagli afroamericani.

Il gigantesco monumento bronzeo, pesante 12 tonnellate, è stato rimosso con una gru dal suo massiccio piedistallo di granito bianco ed è stato trasportato in un luogo sicuro. Una operazione applaudita da una folla entusiasta, tra cori come “Hey, hey, hey, goodbyee” e il motto ‘Black Lives Matter” dell’omonimo movimento.

Forse è la rimozione più travagliata e significativa nella lunga battaglia nel Paese contro i simboli più imbarazzanti della storia americana. Eretta nel 1890, era la prima di cinque statue che adornavano Monument Avenue, il lungo mall che onora gli eroi della Confederazione nella guerra civile americana. Era l’ultima rimasta, dopo che i busti di J. E. B. Stuart, Stonewall Jackson, Jefferson Davis e Matthew Fontaine Maury sono stati tolti sull’onda delle proteste contro le discriminazioni razziali seguite all’uccisione dell’afroamericano George Floyd.

Ma la statua di Lee no, era sopravvissuta ad un anno di controversie legali dopo che il governatore democratico della Virginia Ralph Northam aveva annunciato la sua decisione di farla sparire. Un gruppo di residenti aveva fatto causa argomentando che un atto di proprietà del 1890 e una risoluzione comune dell’assemblea generale proibiva al governatore di ordinare la sua rimozione.

Nel frattempo il monumento era diventato luogo di proteste, manifestazioni e anche di amara riflessione quando un ologramma di Floyd ha illuminato la statua la scorsa estate. Solo nei giorni scorsi la corte suprema della Virginia ha chiuso la vicenda, definendo senza merito il ricorso dei residenti e ribaltando lo stop di un tribunale di grado inferiore.

“Una grande vittoria”, ha commentato Northam, spiegando che tirare giù quel monumento aiuterà Richmond e la Virginia “ad entrare in un futuro più inclusivo e giusto”.

La rimozione di Robert Lee segna la fine di un’era di monumenti confederati che erano il cuore e l’identità stessa di una città – ora governata dai dem – che negli ultimi tempi è cambiata, diventando più diversa, demograficamente e politicamente, metabolizzando lentamente la necessità di una riconciliazione anche eliminando simboli di un passato ingombrante.

Una battaglia che continua in tutto il Paese, sino a Capitol Hill, dove una statua di Lee che rappresentava la Virginia è stata tolta solo a fine 2020.

Ma i suprematisti bianchi e gli estremisti di destra sono ancora una minaccia negli Usa. Tanto da far scattare l’allerta dell’Fbi in vista del loro raduno il 18 settembre nella capitale a sostegno degli assalitori del Congresso ancora in prigione. Un evento organizzato da un ex collaboratore della campagna di Donald Trump.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA).

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