Riparte Nfl: guerra ai no vax, stadi pieni e stop razzismo

Il quarterback dei Tampa Buccaneers Tom Brady saluta i tifosi.
Il quarterback dei Tampa Buccaneers Tom Brady saluta i tifosi. Archivio. (ANSA)

ROMA. – Stadi pieni, vaccinazioni di massa, messaggi antirazzisti sui caschi e un certo Tom Brady che a 44 anni non molla l’osso e continua a competere nello sport considerato il più duro al mondo.

La Nfl dà la caccia ai no vax e regolamenta ancora la protesta contro le discriminazioni razziali. La stessa costata la carriera a Colin Kaepernick, che proprio il primo settembre di cinque anni fa si è inginocchiato all’inno Usa prima di una partita, dando il via a un fenómeno mondiale.

Si appresta a partire la nuova stagione del football americano ‘made in Usa’. La partita d’esordio, nella notte tra domani e venerdì, vedrà i Dallas Cowboys, detentori di cinque Super bowl, affrontare i campioni in carica dei Tampa Bay Buccaneers, ancora guidati dall’inossidabile quaterback californiano.

Si sente al sicuro, ma non vuole rischiare nella lotta al Covid, la parte di America che ricava il suo business dal piccolo pallone ovale. La vaccinazione ha raggiunto il 93% dei giocatori e il 99% di allenatori e staff. Così procede bene la vendita dei biglietti, con gli stadi che potranno essere riempiti al 100%.

Uno scenario ben diverso rispetto a un anno fa, quando le partite venivano saltate e rinviate e i Cleveland Browns vincevano un match dei play-off con il loro allenatore in isolamento all’interno di un seminterrato.

La piccola quota di giocatori non vaccinati dovrà sottoporsi ai test giornalieri come durante la scorsa stagione e gli eventuali contatti stretti di un positivo saranno sottoposti a un isolamento di cinque giorni. Gli altri invece verranno controllati una volta ogni sette giorni (durante le prime tre settimane di agosto sono risultati positivi in numero sette volte superiore i giocatori non vaccinati).

Ma se una partita non potrà essere disputata per un cluster in una squadra causato da giocatori non immunizzati, la lega prevede la sconfitta a tavolino: nessun spostamento o recupero.

Dopo la crisi pandemica e il recente rinnovo dell’accordo tra Nfl e broadcaster televisivi (che verseranno 10 miliardi di dollari l’anno per 11 anni tra 2023 e 2033) l’obiettivo della lega presieduta da Roger Goodell è tenere lontane le polemiche.

Specie su temi delicati come il razzismo, in un campionato in cui circa il 70% dei giocatori – riporta il New York Times – sono di colore. Si spiega anche così la possibilità di apporre una decalcomania sul retro del proprio casco con un messaggio tra ‘End Racism’, ‘Stop Hate’, ‘It Takes All of Us’, ‘Black Lives Matter’, ‘Inspire Change’ e ‘Say Their Stories’.

Due di questi slogan inoltre (‘It Takes All of Us’ e ‘End Racism’) si troveranno sulle end zone di ogni campo. Nella scorsa stagione erano già stati permessi due messaggi (‘Stop Hate’ e ‘Black Lives Matter’) sugli elmetti, oltre ai nomi di persone di colore la cui morte aveva scatenato grandi proteste (come quella di George Floyd).

Ma nella partita di esordio di questa stagione tutti gli occhi saranno puntati su Tom Brady. A febbraio si era scatenato, spezzando la difesa dei Kansas City Chiefs, detentori del titolo 2020. La sua carriera inizia a 20 anni, quando il 23 settembre 2001 sostituisce il quarterback infortunato Drew Bledsoe durante una partita contro i New York Jets.

Da quel momento rimane titolare per il resto della stagione, conquistando il suo primo Superbowl e dando il via alla dinastia dei New England Patriot, club in cui ha militato fino al 2019. Ora il miglior giocatore di tutti i tempi, detentore di sette Superbowl, non sembra affatto soddisfatto. E giovedì notte si appresta a scrivere un nuovo capitolo della sua carriera.