Stretta su crisi aziendali, a giorni le regole

Due operai al lavoro in un impianto industriale.
Due operai al lavoro in un impianto industriale. (Ansa)

ROMA. – Incontro al Ministero dello Sviluppo economico fra i tecnici del Mise e quelli del Ministero del Lavoro per mettere a punto il cosiddetto “decreto delocalizzazioni”, un provvedimento di cui si attende a breve il testo.

L’obiettivo è quello di arginare le crisi aziendali impedendo una nuova fuga delle produzioni verso l’estero. Con la pandemia scoprire che l’Italia era priva di una produzione essenziale come quella delle mascherine chirurgiche , è stato uno shock.

Il blocco del movimento delle merci, stoccate alla dogana, aveva poi spinto molte grandi aziende (in particolare del lusso) a valutare un rientro in Italia di produzioni pórtate fuori Europa. Ora ci si risveglia dal Covid  (e dal blocco dei licenziamenti) e le crisi aziendali sono ancora lì: Whirlpool, Embraco, Gkn, Etica, questi i nomi più noti.

Il testo del provvedimento sul quale si è molto impegnata il viceministro allo sviluppo economico Alessandra Todde (M5S) è atteso a breve e vedrà una sintesi delle visioni dei due ministri Giorgetti e Orlando.

La logica “premiale” per le aziende che “lavorano al fianco di istituzioni, sindacati e territori” del ministro della Lega “è complementare” alla lógica del ministro Pd dell’ “accompagnamento” della crisi mitigandone gli effetti sul territorio, si osserva dalle riva sinistra di via Veneto quindi nessun rischio per la maggioranza su questo fronte.

Da un lato la logica “premiale” dovrebbe portare anche a incentivare le aziende che decidono di far rientrare delle produzioni in Italia. Dall’altro si pensa di imporre un “percorso” all’azienda che vuole chiudere e delocalizzare per permettere al territorio, ai lavoratori e alle aziende dell’indotto di riorganizzarsi.

Resta il punto che se un’azienda ha avuto “soldi dallo Stato” e chiude “li debe restituire” fanno sapere dal Welfare. Questa sarebbe l’eventuale sanzione a chi decide di chiudere e portare la produzione altrove avendo in precedenza ricevuto incentivi statali.

“Si tratta di un provvedimento a difesa delle imprese non solo dei lavoratori – ha detto solo pochi giorni fa Orlando – perché quando un’azienda chiude, ci rimettono sì i lavoratori, ma anche le imprese dell’indotto che perdono il committente.

Quello che vogliamo difendere è la dimensione produttiva e manifatturiera del Paese contro logiche speculative  – ha aggiunto Orlando -.  Anzi – ha aggiunto -prima ancora che per la difesa dei lavoratori e del lavoro è un provvedimento per la difesa della produzione contro la finanza perché la finanza non può distruggere l’economia, l’industria e soprattutto la nostra tradizione industriale, il nostro saper fare”.

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