Sindacati: sì green pass, ma l’azienda paghi i tamponi

Una ricostruzione grafica del Green Pass, il certificato digitale Covid dell'UE, all'interno della stazione Termini,
Una ricostruzione grafica del Green Pass, il certificato digitale Covid dell'UE, all'interno della stazione Termini, Roma, 16 luglio 2021. ANSA/ MASSIMO PERCOSSI

ROMA. – L’aspra dialettica estiva sul green pass non è proprio dietro le spalle. Ma il dialogo riprende. I leader di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra, Pierpaolo Bombardieri vedono prima il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, e poi quello di Confapi, Maurizio Casasco.

Un primo incontro al quale i sindacati si presentano con un’apertura e una richiesta: “Chiederemo a Bonomi che se vuole utilizzare il green pass all’interno delle aziende debe caricarsi dei costi dei tamponi e di non licenziare nessuno anche chi non fa il tampone”, preannuncia il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri entrando all’incontro che si sarebbe dovuto tenere nella foresteria di Confindustria in via Veneto ma che poi, per un ritardo nei lavori del forum con la “confindustria” tedesca, si sposta in via dell’Astronomia, dove gli industriali hanno la loro sede centrale. Prima il segretario Cgil, Maurizio Landini varca anche il portone di Palazzo Chigi, per vedere Mario Draghi.

Se si vuole utilizzare il green pass in azienda – argomentano i sindacati – il costo è a carico delle aziende: non si è mai visto che quando si parla di sicurezza sul lavoro il costo sia a carico dei lavoratori. Certo brucia l’accusa di “fuga dalla responsabilità” arrivata solo pochi giorni fa dal presidente di Confindustria.

“Ci ha invitato a vederci dopo averci insultato tutta l’estate – afferma Bombardieri – è una occasione per riparlarci e noi andremo a spiegare con molta determinazione le nostre idee e che non siamo né irresponsabili né Ponzio Pilato, ma facciamo il nostro lavoro che è quello delle organizzazioni sindacali che tutelano tutti i lavoratori”

Tracciato è invece il confronto con Confapi, la confederazione delle piccole e medie imprese, con la quale sembra a portata di mano una possibile intesa sulla possibilità che a pagare i tamponi siano i cosiddetti “enti bilaterali” cioè quella rete società che ruotano attorno alle società per fornire servizi.

Tra Confindustria e sindacati l’incontro appare come un primo passo per ricostruire una strada di confronto. I temi sul tappeto, oltre al green pass e ai vaccini, sono tanti: a cominciare dalle delocalizzazioni per finire alla riforma degli ammortizzatori sociali. Ma i tempi contingentati del confronto rendono difficile che si possano esaminare con completezza questi altri dossier.

Oltre alla posizione sul green pass i sindacati si sono già detti favorevoli all’obbligo di vaccinazione per legge se deciso dal governo: un sostegno messo nero su bianco ed espresso anche direttamente al presidente del Consiglio, Mario Draghi. E proprio sulla vaccinazione potrebbe essere portata avanti l’idea di chiedere al governo l’obbligo vaccinale, con un avviso comune sostenuto in particolare da Confapi.

Due settimane fa, il presidente di Confapi ha scritto ai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil per chiedere un incontro proprio per appurare “la possibilità di un avviso comune che inviti il Governo ad introdurre l’obbligo vaccinale nelle aziende e nei luoghi di lavoro”, oltre che confrontarsi sugli altri temi aperti, che richiedono “unità di azione e intenti”.

Una impostazione su cui per Confapi potranno convergere le altre forze datoriali che hanno sottoscritto il protocollo sulle misure per il contrasto al Covid nei luoghi di lavoro.

(di Barbara Marchegiani/ANSA).

Lascia un commento