Cantiere Reddito: da lavoro a famiglie numerose

Cartello sul reddito di cittadinanza presso l'ufficio postale centrale in via Alfieri, Torino,
Cartello sul reddito di cittadinanza presso l'ufficio postale centrale in via Alfieri, Torino, 6 marzo 2019. ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

ROMA. –    É battaglia nella  maggioranza sul reddito di cittadinanza ma a questo punto è scontato che almeno alcuni aggiustamenti ci saranno.  A oltre due anni e mezzo dall’entrata in vigore della misura i nodi da sciogliere sono diversi: dall’impatto sulle famiglie numerose al fatto che il meccanismo per favorire la ricerca di lavoro non ha funzionato.

POLITICHE ATTIVE E LAVORO DI CITTADINANZA: Il collegamento tra la percezione del reddito e la ricerca del lavoro è il grande flop della misura. Per questo il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti parla della necessità di trasformazione in Lavoro di Cittadinanza: al momento non si tratta di un progetto concreto ma dell’idea di porre il collegamento l’aiuto dello stato al fatto che molte aziende lamentano al Mise di non riuscire a trovare manodopera non specializzata.

Un nodo legato anche al fatto che il reddito di cittadinanza diventa una sorta di concorrenza rispetto a lavori  caratterizzati dal salario basso. Gli ultimi dati Anpal, aggiornati al 30 giugno, dicono che su oltre tre milioni di persone interessate sono 1.150.152 quelli che devono sottoscrivere il patto sul lavoro.

Tra questi sono stati presi in carico oltre 392.000 persone (il 34,1%) ma non è chiaro quanti siano quelli che hanno trovato un lavoro dato che l’Anpal non fornisce più questo dato. Erano 92.000 in base all’ultimo dato degli occupati risalente a novembre 2020. Al momento – dopodomani è previsto un tavolo – il ministero del Lavoro punta al rafforzamento dei centri per l’impiego (mancano ancora molte delle assunzioni programmate) anche se da questi passa meno del 5% delle assunzioni.

Per il resto le persone si affidano alle agenzie private ed ai canali infornali. Si punta per i centri per l’impiego a uno standard minimo su tutto il territorio e questa sarà la grande sfida del confronto sui servizi per il lavoro.

FAMIGLIE NUMEROSE: sono le più penalizzate dalla misura attuale soprattutto a causa del sistema di equivalenza che assegna valore uno al primo componente 0,4 ai maggiorenni della famiglia e solo 0,2 ai minorenni con il paradosso che una madre single con tre figli piccoli  ha un valore di 1,6 sia per il reddito al di sotto del quale è considerata povera sia per il beneficio che può ottenere e due adulti e un figlio maggiorenne hanno valore 1,8. Si lavora a una modifica della scala dando più valore ai minorenni

TERRITORIO: la misura contro la povertà non tiene conto di tutti i criteri Istat secondo i quali si è considerati poveri. Uno di questi tiene conto della residenza e del tipo di comune nel quale si abita. In pratica a parità di componenti della famiglia e di reddito si è più poveri se si vive a Milano piuttosto che in un comune in provincia di Crotone.

É possibile che si lavori su un legame con il territorio per quanto riguarda la parte del beneficio erogata per l’affitto.

PAUSA: al momento è prevista una pausa di tre mesi nell’erogazione del reddito dopo che lo si è percepito per 18 mesi. Si sta quantificando quanto potrebbe costare l’eliminazione della pausa per le famiglie con minori.

CONTROLLI: un altro tema sul quale si discute è quello dei controlli. A luglio hanno ricevuto il sussidio 1,37 milioni di famiglie per oltre tre milioni di persone coinvolte e 754 milioni di spesa nel mese. La maggior parte delle famiglie che lo riceve è composta da single (il 44% a fronte del 7,7% con almeno cinque componenti). Si studia un modo per far sì che questo flusso di denaro raggiunga le persone davvero in difficoltà.

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