Al via la campagna per le comunali, Conte mette le mani avanti

L'ex premier Giuseppe Conte, al termine di una conferenza stampa sul futuro del M5S a Roma
L'ex premier Giuseppe Conte, al termine di una conferenza stampa sul futuro del M5S a Roma, 28 giugno 2021. MAURIZIO BRAMBATTI/ANSA

ROMA. – Le amministrative di ottobre sono il primo test ‘in epoca Draghi’ per le forze politiche. Per il centrodestra, che corre unito ovunque, si tratta anche di un’occasione per misurare i rapporti di forza. E per M5s e Pd, che sono insieme in Calabria, a Bologna e a Napoli, per pesare l’appeal dell’alleanza. Giuseppe Conte non nutre grandi aspettative sui risultati del Movimento.

I voti locali “hanno visto i 5 stelle sempre in difficoltà”, ha messo le mani avanti, con “risultati storicamente molto modesti. Oggi non potrà cambiare. Ma io ci metto comunque la faccia”. Tanto che ha in programma un tour d’Italia, con prima tappa a Napoli.

Il Pd invece spera e punta, dopo aver riunito lo storico centrosinistra, alla conquista di almeno un’amministrazione fra Napoli, Torino, Roma e Trieste, oltre alla conferma di Bologna – con i dem che non escludono una vittoria di Matteo Lepore già al primo turno – e Milano, dove c’è fiducia nella vittoria del sindaco uscente Beppe Sala.

Nelle mire del centrosinistra c’è soprattutto il capoluogo campano: senza la candidatura “concorrente” di Antonio Bassolino – è il ragionamento dei dem – l’ex rettore Gaetano Manfredi avrebbe avuto buone possibilità di farcela addirittura al primo turno. Su Torino, invece, le speranze del centrosinistra sono ridotte all’osso, così come su Trieste.

C’è poi la grande torta romana. Già da sola, una vittoria nella Capitale farebbe la differenza nel bilancio del voto di autunno. Per il Campidoglio sono in corsa 22 candidati. I sondaggi che circolano anche fra i dem al momento danno come favorito Enrico Michetti, che corre per il centrodestra, seguito Roberto Gualtieri del Pd e poi dalla sindaca uscente Virginia Raggi.

Per Letta le elezioni comunali di Roma avranno un peso sulle politiche del 2023, “quando ci saremo noi da una parte e” il centrodestra unito dall’altra: “sarà il momento in cui saremo molto deboli se Gualteri non sarà sindaco di Roma. Se”, invece “vinceremo vuol dire che lo schema in campo è vincente” e l’esito delle politiche non è già scritto. I dem confidano comunque di confermarsi come primo partito non solo a Bologna e a Milano, ma anche a Roma: un dato che farebbe sentire il suo peso in caso di ballottaggio nella Capitale.

Nonostante la ricerca di un patto su scala nazionale e alcune intese locali, le amministrative hanno comunque offerto più di un’occasione di tensione fra Pd e M5s. “A Rimini e Cosenza – ha attaccato il deputato e responsabile enti locali del Pd, Francesco Boccia – il M5s ha commesso nei confronti del Pd una grave scorrettezza, sostenendo candidati alternativi ai nostri ma che provengono comunque dal Pd o dal centrosinistra”.

E’ stato invece letto come gesto di distensione verso il Pd la scelta del M5s di non correre per le suppletive del collegio romano di Primavalle, alle ultime elezioni vinto proprio dai pentastellati. “Visto che il Pd ha candidato un suo uomo di partito – ha ammesso Conte – abbiamo ritenuto più saggio non intervenire”.

L’avvio della campagna elettorale è stato segnato da una polemica nel Pd, per le dichiarazioni di Goffredo Bettini sull’esecutivo Draghi: “è sbagliato dire che è il nostro governo e deve andare a fine legislatura”. Una risposta indiretta è arrivata dal ministro Lorenzo Guerini: “L’agenda di Draghi è l’agenda del Partito Democratico”.

(di Giampaolo Grassi/ANSA)

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