Draghi: l’agenda è fitta di riforme, priorità al lavoro

In Presidente del Consiglio, Mario Draghi nel suo ufficio in una foto d'archivio
In Presidente del Consiglio, Mario Draghi nel suo ufficio in una foto d'archivio. (Ufficio Stampa e Comunicazioni Presidenza del Consiglio)

ROMA. – Sulle riforme il governo ha “un’agenda molto fitta” e tra le priorità c’è il lavoro, con il rilancio delle politiche attive, visto che è “prevedibile che molti settori dovranno ristrutturarsi” e occorre avere gli strumenti anche per “riaddestrare” i lavoratori.  Il premier Mario Draghi alla ripresa estiva traccia l’agenda dell’esecutivo, dopo la breve pausa d’agosto.

Sottolinea i segnali di “incoraggiamento” che arrivano dal Pil e anche dal mercato del lavoro che “va bene”, con il recupero di circa mezzo milione di occupati da inizio anno, dopo la caduta determinata dall’esplodere della pandemia: “L’economia continua a crescere, anche molto più delle aspettative” e l’occupazione in generale “non mostra segni di cedimento”.

L’accento di Draghi è sul lavoro. Certo, afferma, “ci sono anche situazioni riprovevoli” su cui il governo “dovrà intervenire caso per caso”, ma “generalmente la situazione è favorevole”. Tutto questo, però, non significa “compiacersi troppo delle cifre” e del rimbalzo finora messo a segno: nei prossimi mesi “la vera sfida sarà riuscire a mantenere il tasso di crescita considerevolmente più elevato di quanto fosse prima della pandemia, è lì che si vedrà la capacità dell’economia italiana di diventare strutturalmente più solida”.

Sulle riforme tra i primi provvedimenti che verranno presentati ci sono, spiega, le leggi delega su concorrenza e fisco, mentre ricorda che la riforma della giustizia è già in Parlamento. E poi – aggiunge – “dovremo affrontare il problema fondamentale delle politiche attive del lavoro. É prevedibile che molti settori dovranno ristrutturarsi” e quindi c’è bisogno che il governo abbia “una visione industriale che permetta di riaddestrare i lavoratori”.

Accanto c’è la riforma degli ammortizzatori sociali, su cui è aperto il confronto per costruire un sistema di tutela universale, e poi ci sarà il capitolo pensioni e Quota 100, la cui sperimentazione triennale scadrà a fine anno.

L’attenzione è anche sul prossimo decreto delocalizzazioni, che punta a delineare un percorso di “responsabilità sociale” per quelle aziende che non sono in crisi e decidono di chiudere l’attività dopo aver ricevuto aiuti pubblici: “Ci stiamo lavorando da parecchio – sottolinea Draghi -, ci sono varie posizioni, è una norma complessa perché debe essere efficace e realistica. Non avremo tanto tempo prima di uscire con una norma condivisa dal Governo e poi con Confindustria e le altre parti sociali”.

E proprio su riforme, tutela dell’occupazione, salute e sicurezza sul lavoro e attuazione del Pnrr i sindacati tornano all’attacco e chiedono al premier di convocare al più presto un incontro.

Lo fanno i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, con una lettera inviata al presidente del Consiglio nella quale, oltre a confermare il sì a rendere obbligatorio per legge la vaccinazione anti-Covid, sottolineano che l’incontro dello scorso 2 agosto si era concluso “con l’impegno” di Palazzo Chigi a fissare per i primi giorni di settembre un nuovo confronto per affrontare i temi relativi alla realizzazione del Protocollo con le parti sociali sul Pnrr, alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, ad una verifica dell’intesa raggiunta lo scorso 29 giugno sulla tutela dell’occupazione e sull’uso degli strumenti alternativi ai licenziamenti, considerando che il primo blocco è scaduto il 30 giugno ed il secondo, per le piccole imprese e il terziario, del 31 ottobre si avvicina.

Cgil, Cisl e Uil spingono sulla riforma fiscale, delle pensioni, della scuola e della Pa e su quella, più vicina, degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive, su cui è aperto da tempo il tavolo con il ministro del Lavoro, Andrea Orlando.

ll nuovo appuntamento sulle politiche attive, inicialmente fissato per oggi, è stato spostato all’8 settembre. In attesa di una prossima data resta, invece, il confronto sugli ammortizzatori sociali.

Al momento sul tavolo di certo c’è una prima dote di 1,5 miliardi derivante dalla sospensione del cashback. Si può fare “una buona riforma anche con 5-6 miliardi”, ha già detto la sottosegretaria al Mef, Maria Cecilia Guerra.

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