Draghi e Di Maio insistono sul G20, ma la strada è in salita

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, incontra i giornalisti a Palazzo Chigi per un saluto informale prima della pausa estiva.
Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, incontra i giornalisti a Palazzo Chigi per un saluto informale prima della pausa estiva. (Ufficio Stampa e Comunicazione della Presidenza del Consiglio)

ROMA. – L’obiettivo resta un G20 ad hoc sull’Afghanistan ma, con il passare delle ore, la strada si fa sempre più in salita. L’Italia si avvicina al periodo diplomaticamente forse più critico della crisi afghana consapevole delle difficoltà di mettere assieme potenze mondiali al momento tanto distanti.

E il doppio faccia a faccia del ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov a Roma, prima con Mario Draghi e poi con Luigi Di Maio, fornisce al governo ulteriori indizi sulla difficoltà di organizzare un summit straordinario a settembre. “La diplomazia e gli sherpa sono al lavoro. Tutti i canali sono attivati e si tratta di trovare le giuste sincronie”, spiega una fonte di primissimo piano del governo.

Sono queste, insomma, le ore della prudenza e del lavorio diplomatico. Ore in cui l’Italia, complice la presidenza del G20, non vuole dismettere i panni di attore protagonista, consapevole che, oltre al G20, ci sono anche altre strade. Il tema è provare ad imbastire, al di là del formato, una risposta coordinata alla crisi. Ponendosi una domanda, soprattutto: “Cosa succederà il primo settembre dopo che gli Usa avranno lasciato Kabul?”.

E’ di questo che Draghi e Di Maio parlano con Lavrov. La priorità “è assicurare la stabilizzazione e la sicurezza nel Paese e su scala regionale e far fronte all’emergenza umanitaria”, concordano il premier italiano e l’inviato di Putin in un faccia a faccia in cui il ruolo del G20 è uno dei punti salienti del colloquio. Ma ottenere la mano tesa della Russia, in un contesto di relazioni tra Ue e Mosca ai minimi storici, non è semplice.

“Noi siamo rimasti in contatto con tutte le parti in questi anni in Afghanistan, anche con i Talebani. Noi vogliamo capire quale ruolo può giocare adesso la Russia secondo i nostri partner, che cosa possa aggiungere il G20 alla situazione, e ci è stato promesso un documento in merito”, sottolinea poi Lavrov a Di Maio, che gli ribadisce di contare sulla Russia per organizzare un G20 ad hoc.

“Il dialogo con Mosca è imprescindibile”, sono le parole del numero uno della Farnesina. Al momento, però, non basta. Anche perché nel frattempo buona parte delle altre potenze latitano. Joe Biden, nel periodo più buio della sua presidenza, non vuole correre il rischio di finire sotto il fuoco incrociato di Mosca e Pechino. Mentre il presidente Xi Jinping resta in un prudente silenzio nell’attesa che, come protocollo cinese vuole, sia lui ad alzare il telefono e chiamare Palazzo Chigi.

Nel pomeriggio Draghi sente il premier indiano Narendra Modi, altra pedina cruciale nello scacchiere asiatico. “Con Draghi abbiamo parlato della necessità di una risposta coordinata” alla crisi afghana, scrive in un tweet il premier indiano fornendo, implicitamente, una via alternativa al G20 straordinario: quello di un coordinamento che prescinda dal format.

“Sul G20 non ci sono un piano B e un piano A, ora serve fronteggiare l’emergenza e riflettere sulla fase immediatamente successiva”, chiosa una fonte del governo italiano. E l’Italia, nel frattempo, si muove. Il Piano a sostegno del popolo afghano è in dirittura di arrivo. Tra i suoi punti cruciali figura il dossier degli aiuti umanitari.

Nel governo, infatti, c’è la consapevolezza che la crisi umanitaria del popolo afghano non finirà certo il 31 agosto. L’idea che si fa strada in queste ore è quella di organizzare dei corridoi umanitari attraverso i Paesi confinanti con l’Afghanistan. Ma bisogna muoversi con prudenza tenendo presente che la collaborazione dei Talebani, al momento, appare tutt’altro che scontata.

(di Michele Esposito/ANSA)