170 i morti a Kabul, gli Usa temono altri attacchi

Un feretro viene trasportato un carro funebre a Kabul.
Un feretro viene trasportato un carro funebre a Kabul. (ANSA)

ROMA.  – Indumenti, scarpe, borse sparse sul terreno, sul muro grandi macchie di sangue e qua e là ancora qualche carriola di quelle usate per trasportare i feriti. Così si presenta lo spazio a ridosso del recinto dell’aeroporto di Kabul dove un attacco dei jihadisti dell’Isis-K ha provocato giovedì almeno 170 morti e 200 feriti.

E mentre uno dopo l’altro partono gli ultimi voli di evacuazione e diminuiscono le forze della Nato a protezione del perimetro, aumenta il pericolo di nuovi attentati terroristici, che secondo il capo del comando centrale Usa Kenneth McKenzie potrebbero essere compiuti con razzi e autobomba. Joe Biden in persona è stato avvertito dal suo team per la sicurezza nazionale che un nuovo attacco a Kabul “è probabile” in queste ore.

“Sono preoccupato, l’Isis ha la capacità, se lo vuole, di realizzare un maggior numero di questo tipo di attacchi”, ha

ammesso il ministro della Difesa britannico Ben Wallace. E anche

la Cina, che ha mantenuto aperta la sua ambasciata a Kabul, ha invitato i propri cittadini a restare se possibile in casa e ad evitare “aree ad alto rischio”: prima fra tutte, appunto, quella dell’aeroporto.

Per mettere in sicurezza la zona in queste ore convulse i militari americani dovrebbero riuscire ad espandere il controllo sulle aree intorno al perimetro dello scalo, ha avvertito un esperto di antiterrorismo, l’ambasciatore Nathan Sales, già rappresentante Usa presso la coalizione internazionale anti-Isis.

“Ésemplicemente inaccettabile che gli Stati Uniti, o qualsiasi nazione civilizzata, si affidino ai Talebani per garantire la sicurezza”, ha aggiunto Sales.

Gli stessi Talebani hanno addossato la responsabilità di quanto accaduto alle forze americane, con il portavoce del Pentagono John Kirby che risponde denunciando a sua volta “falle nella sicurezza” da parte degli studenti coranici ormai al potere a Kabul.

Quel che è certo è che permangono “minacce specifiche e credibili” di nuove azioni terroristiche, avverte il generale Hank Taylor, dello stato maggiore congiunto Usa.

L’attentato suicida all’Abbey Gate dell’aeroporto – il Pentagono ha smentito che ci sia stata una seconda esplosione nei pressi dell’Hotel Baron chiarendo che il kamikaze era solo uno – ha avuto l’effetto di fermare almeno in parte l’afflusso dei disperati che si ammassavano alle entrate dello scalo.

Un giornalista della Cnn ha riferito di un numero limitato di persone nell’area. Ma in compenso a decine di migliaia cercano ora di fuggire via terra verso il Pakistan. Immagini satellitari mostrano una massa umana che si muove in direzione del valico di frontiera di Spin Boldak.

Tra le vittime straniere dell’attentato all’aeroporto, oltre ai 13 militari americani, figurano anche tre cittadini britannici, incluso un bambino, secondo quanto accertato nelle ultime ore. Mentre molte famiglie afghane continuano disperatamente a cercare i loro cari, poiché molti degli uccisi non sono ancora stati identificati. Intanto procede senza un attimo di pausa il lavoro negli ospedali.

In quello di Emergency, che ha ricevuto oltre 60 feriti, le operazioni chirurgiche sono proseguite fino al mattino. “Quelli che abbiamo accolto mi sembravano persone che avevano visto la cosa più brutta del mondo, vittime di una cosa tremenda”, ha raccontato Alberto Zanin, coordinatore medico dell’ospedale.

Mentre diversi Paesi, tra cui l’Italia e la Spagna, hanno concluso le evacuazioni, continuano quelle degli Usa e della Gran Bretagna. Ancora 5.400 persone, hanno fatto sapere gli Stati Uniti, attendono all’interno dell’aeroporto di essere imbarcate, dopo le oltre 110.000 portate fuori dal 14 agosto.

Ma nuove polemiche investono Washington e Londra per errori che avrebbero messo a rischio l’incolumità di loro collaboratori afghani, molti dei quali non potranno essere fatti espatriare.

Il presidente Usa Joe Biden ha ammesso che funzionari a Kabul potrebbero aver “occasionalmente” fornito essi stessi ai Talebani i nominativi di afghani alleati perché li lasciassero accedere all’aeroporto.

Mentre l’inviato del Times a Kabul, Anthony Loyd, ha detto di avere scoperto nell’ambasciata britannica, ora in mano ai miliziani jihadisti, documenti relativi a collaboratori afghani, con tanto di nomi e numeri di telefono, che non sono stati distrutti prima dell’abbandono della sede diplomatica.

(di Alberto Zanconato/ANSA).

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