In Israele è corsa alla 3/a dose, hub notturni

Una donna riceve il vaccino in un centro sanitario di Israele
Centro di vaccinazione in Israele. (ANSA)

TEL AVIV. – In Israele è corsa alla terza dose contro il covid. Da Gerusalemme a Tel Aviv – sotto la spinta della variante Delta che ha fatto schizzare le nuove infezioni – il Magen David Adom (il Pronto soccorso) ha aperto hub vaccinali notturni che dalle prime luci della sera fino a notte inoltrata si riempiono di gente in attesa del booster.

Senza contare la campagna intensa e capillare avviata dalle casse mutue del Paese (Maccabi, Clalit, Meuhedet e Leumit) che contattano telefonicamente ogni associato, fissano l’appuntamento e non desistono fino a quando questo non è fissato.

Se la scelta della terza dose – Israele è stato il primo paese al mondo a farla – in un primo momento ha riguardato la messa in sicurezza degli over ’60, ad oggi la fascia di età si è abbassata a 30 anni e ci sono forti indicazioni che il governo voglia arrivare fino ai 18 anni e anche meno.

Ognuno che voglia – e che abbia passato almeno 5 mesi dalla seconda inoculazione – può dunque presentarsi in uno di questi hub. Dal 1 agosto ad oggi sono stati oltre 1.770.000 gli israeliani a ricevere la terza dose: una progressione impressionante anche per gli standard del Paese, considerando che quasi 6 milioni hanno avuto una inoculazione e 5.500.000 la doppia.

L’obiettivo – hanno detto gli esperti – è quello di arrivare a 5 milioni di booster per sconfiggere la variante. Israele lo sta perseguendo con un’organizzazione che ricorda a tratti quella militare. Gli hub notturni – e il cronista che scrive ne ha sperimentato uno ieri sera a Tel Aviv – sono l’essenza della semplicità: non c’è nulla di complicato, di macchinoso, di burocratico.

Sono aperti a tutti, anche a chi potrebbe ricorrere con meno attese agli ambulatori della cassa mutua. Non si fa distinzione tra cittadini israeliani (residenti o meno) e stranieri. Nel secondo caso, è il passaporto che fa fede e con quello si accede alla vaccinazione.

La struttura è un semplice tendone – con l’aria condizionata gelida – con 2 infermieri che vaccinano dopo che altro personale ha trascritto sulla banca dati del ministero della sanità tutte le informazioni necessarie, compreso quella del cellulare.

Al tendone si accede con un numero che indica la progressione dell’arrivo. La coda è ordinata, paziente e guai se si sta senza maschera. L’hub di Tel Aviv si trova a Piazza Dizengoff, uno dei principali luoghi della movida cittadina.

E mentre le persone sono in fila, la piazza attorno pullula di gente, di bar, ristoranti e vinerie aperte. La lunga fila –  per la vaccinazione diventa così parte del quadro urbano, in perfetta sintonia con il resto.

Tra le persone in attesa – anche con i devoti cani – la maggior parte è israeliana, ma non mancano chi non lo è: in testa i badanti filippini, spesso in compagnia di quelli che assistono. Inevitabili le domande a chi è straniero: ‘da dove vieni?’ ‘Come è la situazione giù da voi?’. Poi passa un addetto del centro vaccinale e distribuisce gelati e acqua contro l’afa asfissiante.

Appena vaccinati si resta in attesa il canonico quarto d’ora, poi si esce all’aperto: intorno la gente continua ad affluire fino a  notte inoltrata in mezzo a chi tira tardi al bar, al ristorante o seduto alla fontana al centro della piazza. Non passa un’ora che sul cellulare arriva un messaggio dal ministero della sanità: “complimenti ti sei vaccinato con la terza dose”.

(di Massimo Lomonaco/ANSA).

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