In un podcast gli Sos dal rogo di Montiferru

Quasi 400 persone evacuate per tutta la notte, abitazioni danneggiate, un centinaio di ettari di territorio divorati dal fuoco. nell'area del Montiferru, nell'Oristanese
Quasi 400 persone evacuate per tutta la notte, abitazioni danneggiate, un centinaio di ettari di territorio divorati dal fuoco. nell'area del Montiferru, nell'Oristanese, 25 luglio 2021. ANSA/FABRIZIO FOIS

ORISTANO. – La furia del fuoco vista da chi, in mezzo al fumo e alle fiamme sempre più vicine, non sapeva cosa fare. Salvare la casa o salvare se stessi? E poi scappare. Sì, ma dove? Verso il mare e Santa Caterina di Pittinuri. O verso la montagna? L’incendio del Montiferru dello scorso 24 luglio diventa un podcast.

Lo ha realizzato una giornalista freelance Giuliana Sias, collaboratrice a The Post Internazionale e autrice a Radio Capital. Una raccolta di testimonianze, quasi tutte inedite. Anche con parenti, perché Giuliana Sias è proprio di Cuglieri, il paese circondato dalle fiamme. Il podcast si intitola “Caru che Fogu”. È un modo di dire sardo che indica quanto può essere caro il prezzo da pagare quando “si scherza” con il fuoco.

Già pubblicata la prima puntata, “La notte del fuoco”. “È in pratica un racconto in presa diretta – spiega l’autrice all’ANSA – visto che ruota attorno a vocali e telefonate registrate nelle ore in cui il rogo invadeva le campagne e il centro abitato di Cuglieri”.

Il lavoro è già disponibile sulle principali piattaforme di streaming audio. Le musiche sono di Francesco Brini. Le testimonianze, le chiamate ai vigili del fuoco o gli accorati scambi di informazioni tra compaesani, fanno capire sensazioni e paure della terribile notte.

“Io non ho mai avuto paura, ma in un minuto ho capito che non avevo altre soluzioni: ho lasciato tutto e sono andato via con la mia famiglia”, questo il resoconto di un cuglieritano che non è riuscito a salvare la sua casa. Altri hanno provato a salvarsi da soli.

“Abbiamo innaffiato continuamente le piante e le sterpaglie per evitare che il fuoco arrivasse – è la testimonianza di una donna originaria di Cuglieri ma da anni a Torino – Ma poi è mancata anche l’acqua e il fumo era troppo denso: allora abbiamo deciso di spostarci al centro del paese”.

Sì, perché era difficile, questo raccontano le drammatiche telefonate di quelle ore anche capire dove scappare: “No a Santa Caterina no, non si può passare. A Sennariolo neppure, stanno evacuando le case”. E c’è chi si è ritrovato a Bosa, in salvo, spinto da istinto e paura.

“Un lavoro – si legge nelle note di presentazione dell’autrice – per esprimere solidarietà a chi lo ha vissuto sulla propria pelle e per indagare cosa non abbia funzionato nella gestione dell’emergenza, quella notte e nei mesi precedenti”.

(di Stefano Ambu/ANSA)

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