“Evacuati tutti gli italiani, andremo via con gli Usa”

Il ministro degli esteri Luigi Di Maio
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.(ANSA/CLAUDIO PERI)

ROMA.  – Tutti gli italiani che l’hanno chiesto sono stati evacuati dall’Afghanistan e quando gli Stati Uniti lasceranno per sempre l’aeroporto di Kabul partiranno anche gli ultimi connazionali, il personale civile e militare rimasto lì per portare avanti le complesse operazioni di esfiltrazione anche di afghani che hanno collaborato con l’Italia negli ultimi vent’anni. In un’audizione assieme al ministro della Difesa Lorenzo Guerini alle commissioni di Camera e Senato, Luigi Di Maio ha ripercorso le drammatiche giornate che hanno preceduto la caduta di Kabul e delineato le priorità per i prossimi mesi.

“Dopo che gli americani avranno lasciato l’aeroporto di Kabul non sarà possibile, né per noi né per alcun Paese dell’Alleanza, mantenere una qualunque presenza all’aeroporto”, ha detto senza troppi giri di parole il titolare della Farnesina, annunciando che ad oggi sono stati portati via tutti gli italiani e 3.741 afghani.

Di questi, ha spiegato Guerini, 2.659 già arrivati in Italia e circa 1.000 in sicurezza all’aeroporto.

“I militari italiani escono a testa alta dal loro impegno”, ha sottolineato il ministro della Difesa, precisando che “nessun nostro sistema d’arma o militare è stato ceduto alle forze afghane”. Se fosse stato diversamente, ora quelle armi sarebbero nelle mani dei talebani.

Quanto al rientro dell’ambasciatore italiano a Kabul Vittorio Sandalli, la cui tempistica ha suscitato le critiche di alcuni senatori e parlamentari dell’opposizione, Di Maio ha tenuto a precisare che si è trattato di una decisione del governo.

“Sandalli è stato il primo a dire di voler restare, ma noi abbiamo fatto una valutazione operativa e deciso di portare il capo missione a lavorare all’Unità di crisi della Farnesina e tenere gli operativi sul campo”, ha spiegato il ministro degli Esteri, che ha anche voluto sottolineare che “nessun diplomático italiano ha mandato di negoziare con i talebani” o a condurre “azioni unilaterali”.

Completata la fase di evacuazione, il governo italiano sta lavorando ad una strategia più a lungo termine. Innanzitutto è necessario tutelare il rispetto dei diritti umani e delle libertà civili.

Preoccupano, ha detto Di Maio, le notizie che in alcune città dell’Afghanistan i talebani hanno reintrodotto “pratiche inaccettabili quali i matrimoni precoci e forzati” e negato alle donne diritti fondamentali come l’istruzione.

“Giudicheremo i talebani dalle azioni, non dalle parole”, ha ripetuto Di Maio, annunciando l’intenzione di continuare con gli aiuti umanitari per le categorie più vulnerabili, soprattutto le donne. In secondo luogo c’è il tema del terrorismo sulla cui possibile recrudescenza, ha avvertito Guerini, “dovrà essere alta l’attenzione”.

“Non possiamo permettere che il Paese torni ad essere un rifugio sicuro e un terreno fertile per gruppi terroristici”, ha sottolineato anche Di Maio.

Quindi la questione migranti. Per il governo italiano “non possono esistere soltanto soluzioni nazionali ed è necessario che l’Unione Europea metta a punto una risposta comune”.

Infine il titolare della Farnesina ha confermato che l’Italia sta lavorando anche in chiave G20, di cui detiene la presidenza, per “favorire un consenso internazionale sui punti chiave della strategia da adottare”.

Il riferimento è al necesario coinvolgimento di Cina e Russia, anche per evitare una fuga in avanti di alcuni Paesi sul riconoscimento dell’Afghanistan a guida talebana.

Nello stesso tempo ha messo in guardia sul rischio che “pulsioni anti-occidentali” e anti-americane possano indebolire la Nato ed aprire vuoti “che altri protagonista geopolitici possono occupare indisturbati”.

“Chi indebolisce la comunità euro-atlantica – ha avvertito Di Maio – deve essere consapevole che ad essa non vi sono alternative. Finita questa Alleanza, non ve ne sarà un’altra”.

(di Benedetta Guerrera/ANSA).

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