Bruxelles agli Stati: accogliete più profughi afghani

Una donna afghana con due secchi d'acqua in mano, in un campo profughi.
Una donna afghana con due secchi d'acqua in mano, in un campo profughi. Archivio.EPA/JALIL REZAYEE

BRUXELLES.  – Aiutare il più possibile gli afgani nel loro Paese, o in quelli confinanti che li accoglieranno. Si valutano Pakistan, Iran, Tagikistan, e Turchia. Ma per evitare il caos profughi alle frontiere dell’Unione servirà anche uno sforzo degli europei, con corridoi umanitari e reinsediamenti per i più vulnerabili, dando priorità a donne, ragazze, e bambine.

Nel suo piano per affrontare il montare dell’emergenza,  Bruxelles ha sollecitato gli Stati membri ad uno sforzo sulle “quote” volontarie, rivolgendo un appello alle cancellerie a mettere a disposizione più posti possibile per i richiedenti asilo.

Perché se aspettare che la marea umana in fuga dai talebani arrivi a bussare alle porte dell’Ue, come accadde con la crisi dei siriani nel 2015-2016, “non è la soluzione”, non può esserlo neppure “abbandonare le persone in pericolo immediato”, ha avvertito la commissaria europea, Ylva Johansson.

L’occasione è stata la videoconferenza straordinaria nell’ambito dell’Ipcr, il meccanismo di coordinamento in seno al Consiglio per rispondere in modo coordinato, e al più alto livello politico alle situazioni di crisi.

Alla riunione hanno partecipato anche l’Alto rappresentante, Josep Borrell, oltre alle Agenzie europee  (Frontex, Easo ed Europol) e i rappresentanti dei Paesi associati a Schengen, Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera.

E se in un primo momento l’incontro era stato organizzato dalla presidenza di turno slovena per affrontare il nodo dei migranti strumentalizzati a fini politici dal regime di Minsk, il precipitare della situazione nel Paese mediorientale, ha rubato la scena.

“L’instabilità in Afghanistan rischia di portare a un aumento della pressione migratoria”,  ha chiarito Johansson, confermando le più cupe previsioni. Per questo – ha richiamato – occorre “prepararsi a tutti gli scenari”.

La bozza di tabella di marcia prospettata da Bruxelles sembra coincidere con le dichiarazioni del presidente Emmanuel Macron e  della cancelliera Angela Merkel, che con le elezioni in avvicinamento in Francia, e ormai alle porte in Germania, vogliono evitare in ogni modo nuove crisi migratorie.

Merkel in particolare, vedrebbe nel Pakistan (già rifugio per 3,5milioni di afgani), il candidato principale per accogliere quanti sono in fuga dall’Emirato islamico, e recipiente degli aiuti europei, per una cifra  ancora tutta da quantificare, ma che di certo dovrà essere convincente.

Ancora non è chiaro se il modello possa essere quello già sperimentato con Ankara, a cui i 27 dell’Ue hanno staccato assegni da sei miliardi per i profughi siriani. E un ruolo importante potrebbe spettare di nuovo alla Turchia, secondo quanto evocato dall’Alto rappresentante Borrell, in un’intervista ad una radio spagnola.

Del resto, come spiega la Commissione europea in una nota, l’Unione sostiene da molti anni programmi legati allo sfollamento forzato degli afgani, in particolare in Iran e in Pakistan ed ha già stanziato più di 250 milioni di euro. “Ora si tratta di intensificare la cooperazione con le comunità ospitanti”.

Le posizioni tra i 27 però non sono unanimi, come spiegano fonti europee, e tra quanti perseguono una linea più dura c’è ancora una volta l’Austria. Dopo  l’avviso di non rimpatrio in Afghanistan emesso dall’Agenzia dell’Onu per i Rifugiati, Vienna è tornata infatti ad insistere con Bruxelles, per la realizzazione di “centri di espulsione” nei Paesi confinanti.

Ma le valutazioni e le iniziative non sono che all’inizio. Se ne tornerà a parlare nella girandola di riunioni dei prossimi giorni, a partire dal G7 dei ministri degli Esteri di domani a cui parteciperà il capo della Farnesina, Luigi Di Maio. Si proseguirà con l’incontro convocato dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, venerdì e poi una nuova riunione in ambito Ue, a cui la presidenza slovena sta già lavorando.

(di Patrizia Antonini/ANSA).