Pil verso maxi-rimbalzo, ma è nuovo record debito

Sede principale della Banca d'Italia nel Palazzo Koch a Roma. (ANSA)

ROMA. – Una crescita che non si vedeva dal 1979: è quello che si aspettano gli economisti per l’economia italiana quest’anno, con il “turbo” frutto dell’effetto-rimbalzo rispetto alla maxi-recessione del 2020, ma anche l’auspicio che le riforme richieste dal Next Generation Eu aprano una nuova stagione per la crescita: una svolta obbligata per fermare la corsa del debito, che segna un nuovo record a un soffio dai 2.700 miliardi.

É un sondaggio effettuato dalla Bloomberg a indicare che il Pil dell’Italia, nelle previsioni di un panel di economisti, crescerà quest’anno del 5,6%, quello spagnolo del 6,2% nel 2021.

Previsioni migliorate nel giro di un mese, in linea con le attese delle istituzioni (dove si parla ormai di un quasi 6% per l’Italia) e che riporterebbero l’orologio della crescita indietro ai ritmi degli anni ’70: alla crescita del 6% del 1979 nel caso dell’Italia, secondo i grafici dell’agenzia americana.

Il solo fatto che le stime siano via via migliorate testimonia che non si tratta solo di effetto-base frutto della statistica dopo il -9% del 2020, e dell’allentamento delle restrizioni anti-Covid che per mesi avevano fatto da ‘tappo’ a consumi e investimenti.

C’entrano l’impegno del Governo Draghi a fare riforme finora indigeribili alla politica, dalla giustizia a quelle, attese dopo l’estate, su liberalizzazioni e fisco, un clima di ritrovato ottimismo, gli investimenti del Pnrr.

É la stessa Bloomberg a sottolineare che le due economie del sud Europa, a lungo considerate le grandi malate del Continente, potrebbero essere sul punto di “voltare pagina”, riequilibrando i rapporti con una Germania che, dopo un 2020 meno duro, quest’anno crescerebbe del 3,2%.

Ma l’agenzia evoca anche rischi. Nell’immediato il rischio numero uno è l’evoluzione della pandemia: Nicola Nobile, economista di Oxford Economics, scrive che “la variante Delta causerà probabilmente un’impennata di casi Covid, ma il progresso dei vaccini implica che ogni nuova ondata possa essere significativamente meno mortale di quelle precedenti”.

L’altra incognita sarà la capacità della politica italiana di guardare oltre i tornaconti elettorali e impiegare i quasi 200 miliardi di fondi europei per investimenti azzeccati, in grado di innalzare, con le riforme, il potenziale di crescita italiano, fra i più bassi d’Europa sotto il 2%.

É il cruccio del premier Mario Draghi, tornato a ricordare tre giorni fa che “dobbiamo spendere in maniera efficiente e onesta”. L’urgenza di una simile sfida è evidenziata dal nuovo record del debito pubblico, certificato dalla Banca d’Italia a 2.696,2 miliardi di euro per il mese di giugno.

Un fardello di simili proporzioni, poco più di un decennio fa, trascinò la Grecia in una spirale finanziaria drammatica. Oggi non accade perché l’intervento dell’Europa ha dato maggiore coesione alla politica di bilancio, e perché la Bce sta tenendo i tassi d’interesse sul debito artificialmente bassi – in particolare con gli acquisti di bond – per assicurare condizioni finanziarie favorevoli, e s’impegna a farlo ancora a lungo.

In base ai dati del mese scorso il debito italiano nel bilancio della Bce e di Bankitalia ammontava a 209 miliardi attraverso il programa pandemico “Pepp” e 427 miliardi attraverso il programma “Pspp”.

Il Pepp ha speso 1.229 miliardi dei 1.850 programmati fino a marzo prossimo, il Pspp procederà al ritmo di 20 miliardi al mese finché necessario. La Bce rassicura che, anche quando gli acquisti finiranno con il rialzo dell’inflazione, la transizione sarà graduale: non si libererà del debito interrompendo bruscamente i reinvestimenti dei bond che arrivano a scadenza.

Ma anche col debito “congelato” nei forzieri delle banche centrali (e non ‘cancellato’ come chiede una parte della politica), solo una crescita economica estremamente robusta potrà mettere l’Italia nella condizione di non aver più bisogno della “stampella” monetaria, come la chiama la presidente della Bce Christine Lagarde.

(di Domenico Conti/ANSA)

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