Per Draghi è sfida riforme: “Ora spendere con onestà”

ROMA. – La concorrenza e il fisco. Riparte da qui, Mario Draghi. Da due riforme ad alto rischio di conflittualità politica ma essenziali per non fallire l’impegno assunto “con noi stessi, con il nostro futuro e con l’Europa”, firmando il Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’arrivo della prima tranche di fondi, da 24,9 miliardi, segna l’inizio ufficiale di una corsa contro il tempo per realizzare ciascuna delle 63 riforme e dei 151 investimenti previsti dal piano da qui al 2026, pena la perdita delle risorse.

Nella road map messa a punto a Palazzo Chigi e inviata ai ministeri si contano 23 riforme da adottare entro dicembre. Si è finora intervenuti con il decreto per la Pa, le prime norme in materia di appalti, le semplificazioni e la governance del piano. La giustizia resta da completare. E l’agenda d’autunno è già stracolma. Ma i primi fondi “devono incoraggiarci”, dichiara il presidente del Consiglio, a “proseguire” un percorso messo a punto dal governo, approvato da Bruxelles e votato “a larga maggioranza” dal Parlamento.

“Vogliamo una ripresa duratura, equa e sostenibile: dobbiamo perciò spendere in maniera efficiente e onesta”, sottolinea in una nota Draghi, che su questi imperativi aveva già posto l’accento in occasione della conferenza stampa a Roma con Ursula Von Der Leyen per il via libera ufficiale al piano.

Il premier ora ricorda non solo che l’Italia, con il suo “assegno” da 191,5 miliardi, è la prima beneficiaria in Europa. Ma anche che “tutti” hanno la “responsabilità” di rispettare gli impegni, sia perché questo peserà sul futuro del Paese, sia perché dal successo del Pnrr italiano dipende in gran parte la riuscita del Recovery plan in Europa, il che si tradurrebbe anche in uno spazio politico più ampio di manovra per ripetere l’iniziativa o imboccare la strada – da Draghi in passato a più riprese auspicata – che porta all’adozione di strumenti come gli Eurobond.

Che l’Italia sia “uno dei primi Paesi a ricevere” il prefinanziamento, è un dato che nel governo leggono come prova “dell’aspettativa” che Bruxelles ripone nel nostro Paese ma anche “della fiducia e della credibilità” del lavoro portato avanti da Draghi.

Da qui a dicembre sono attese misure per i trasporti, dalle ferrovie alla sicurezza dei ponti, per il “Cloud” pubblico, per l’università, con interventi che vanno dalle classi di laurea alle residenze degli studenti, per la transizione ecologica, a partire dal biometano pulito, per il lavoro, con la Garanzia di occupabilità dei lavoratori (Gol).

In cima alla sua agenda, alla ripresa dopo la pausa del governo e del Parlamento, Draghi pone fisco e concorrenza (in un primo momento in agenda a luglio), ma anche il lavoro sarà un tema centrale nelle prossime settimane, dalla sicurezza agli ammortizzatori sociali.

La legge sulla concorrenza, attesa da anni, andrà a toccare alcuni settori sensibili, come le concessioni per le dighe, che interessa le Regioni del nord a guida leghista, ma anche i criteri per l’assegnazione dei servizi pubblici locali che troppo spesso le amministrazioni preferiscono gestire in-house anziché mettere a gara.

Per la riforma del fisco il nodo principale sono le risorse (per ora 2-3 miliardi), per cui l’intervento dovrebbe essere avviato e poi avvenire in maniera graduale via via che emergeranno le coperture, attraverso riduzione dell’evasione e una spending review prevista tra il 2023 e il 2025.

In un carniere autunnale che, oltre alla manovra, prevede l’approvazione definitiva in Parlamento delle riforme del processo civile, penale e del Csm, potrebbero sommarsi alle tante leggi d’iniziativa del governo, quelle spinte dai partiti, dal ddl Zan, allo ius soli, solo per stare al dibattito di questi giorni. E non aiuta la conflittualità tra i partiti, in aumento anche per l’avvicinarsi del voto per le comunali.

Ad ora nel governo non suonano particolari campanelli d’allarme, ma che la strada sia accidentata nessuno nega. “Lavoriamo per riformare la giustizia e tagliare i tempi degli appalti, speriamo che Pd e M5s non si mettano di traverso”, già mette le mani avanti Matteo Salvini.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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