La Polonia blocca indennizzi ad ebrei, l’ira di Israele

Un uniforme di prigionero in campo di concentrazione nazi appeso in un filo spinato
Una foto della Shoah.

TEL AVIV.  – Scoppia l’ira in Israele per la nuova legge, approvata dal parlamento della Polonia, che nega agli ebrei di origine polacca gli indennizzi per i beni e le proprietà confiscati durante la seconda Guerra mondiale.

Con il ministro degli esteri dello Stato ebraico, Yair Lapid, figlio di un ebreo ungherese sopravvissuto alla Shoah, che parla di una norma che “offusca la memoria dell’Olocausto” e tenta di riscrivere la Storia.

E la Knesset – ha annunciato il presidente, Micky Levi – che annulla la programmata costituzione di un gruppo di amicizia con i  parlamentari polacchi.

“Siamo preoccupati dalla legge approvata in Polonia che limita la restituzione ai sopravvissuti all’Olocausto e ai proprietari di beni confiscati durante il comunismo”, ha twittato anche il segretario di Stato Usa Antony Blinken esprimendo le preoccupazioni di Washington per le decisioni polacche, anche per quanto riguarda un’altra controversa norma, quella sui media privati.

La nuova legge – che deve ancora essere approvata dal Presidente Andrzej Duda – fissa una scadenza dopo la quale le richieste di indennizzo dei sopravvissuti alla Shoah o dei loro eredi non saranno più prese in considerazione.

Secondo il “Centro mondiale ebraico per le restituzioni” (Wjro) sarà applicato un nuovo iter burocratico in base al quale “sarà virtualmente impossibile ottenere restituzioni o indennizzi per chi ebbe beni requisiti illegalmente durante l’Olocausto, e poi nazionalizzati dai comunisti”.

Memore anche della sua storia familiare, Lapid ha annunciato che il nuovo governo israeliano si dissocia da un controverso documento congiunto presentato nel 2018 da Benyamin Netanyahu e dal premier polacco Mateusz Morawiecki. In esso Israele metteva l’accento sulle responsabilità tedesche nello sterminio di tre milioni di ebrei polacchi, restando vago su quelle della popolazione polacca.

“Quel documento – ha rilevato Efraim Zuroff, direttore della filiale israeliana del Centro Wiesenthal – serviva a Netanyahu per sostenere la politica della Polonia nell’Unione Europea”.

In cambio contava di ricevere il sostegno di Varsavia alla sua politica mediorientale. Oggi però Lapid, riferendosi a quel documento, non ha lasciato dubbi: “Continuo ad oppormi ad ogni tentativo di riscrivere la Storia”.

Due anni fa anche l’attuale premier Naftali Bennett ebbe a ricordare che il nonno della moglie dovette nascondersi per quattro anni in una foresta della Polonia. Quando le forze russe erano ormai in vista, contadini polacchi uccisero sua madre e due congiunti.

Pur ricordando che molti polacchi salvarono coraggiosamente vite di ebrei e che la Nazione polacca era sotto occupazione, anche Bennett rilevò allora dei crimini antisemiti compiuti in Polonia. “Non possiamo accettare che si riscriva la Storia, per stringere relazioni future”.

Secondo Zuroff oltre alla questione immediata degli indennizzi, il disagio profondo fra Israele ed alcuni Paesi dell’Europa dell’est, Polonia inclusa, deriva appunto dalla sensazione che questi ultimi cerchino di esimersi dalle loro responsabilità e di intraprendere un revisionismo storico della Shoah.

“Faccio appello al presidente Duda affinché blocchi quella legge” ha detto il presidente della Knesset Levi. In caso contrario, a quanto pare, le relazioni fra Israele e Polonia rischiano di subire un contraccolpo.

(di Aldo Baquis/ANSAmed).

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