Un muro divise Berlino, accadde nella notte 60 anni fa

Gli ultimi momenti che precedono la caduta del 'Muro di Berlino', in una foto d'archivio del novembre 1989
Gli ultimi momenti che precedono la caduta del 'Muro di Berlino', in una foto d'archivio del novembre 1989. ARCHIVIO ANSA

BERLINO. – Il telefono squilla nell’ovest in piena notte: la polizia di Spandau avverte che un treno dell’S-Bahn, la metropolitana sopraelevata di Berlino, è tornato indietro.  “I passeggeri sono dovuti scendere, ed è stato restituito loro il biglietto”.   È il primo segnale, alle 2 del mattino, che qualcosa di inedito sta avvenendo nella capitale tedesca.

Da Alexander Platz, Erich Honecker, ancora sconosciuto, dirige le operazioni quale funzionario della Sed: nel giro di poche ore, le frontiere fra l’est e l’ovest della città, su ordine del presidente Walter Ulbricht, saranno sbarrate con del filo spinato. Ed è così che nasce il Muro di Berlino, poco prima delle luci dell’alba del 13 agosto 1961, di cui ricorrono i 60 anni.

La decisione dei governi del patto di Varsavia di blindare l’area orientale della città, per evitare un dissanguamento – 1,6 milioni di berlinesi avevano già lasciato l’est per l’ovest – divenne la rappresentazione tangibile della “cortina di ferro” che divise il mondo nei due blocchi d’influenza sovietica e americana, durante la guerra fredda.

Le conseguenze di quella scelta segnarono la storia della Sprea e non solo: la città dal “cielo diviso”, nella celebre definizione che titola il capolavoro di Christa Wolf, separò per decenni famiglie e amici, e costò la vita a tanti berlinesi, che tentarono la via della fuga, in un’impresa via via più pericolosa.

Furono almeno 140 le vittime del Muro, sotto i “tiri di precisione” esplosi dagli agenti dell’est. La storia delle origini di quella frontiera presto convertita in blocchi di cemento – e ben ricostruita da un agevole testo di Thomas Flemming – si può raccontare attraverso immagini divenute iconiche.

Come quella di Conrad Schumann, il primo poliziotto che ebbe l’ardire di saltare il filo spinato il 15 agosto. Aveva 19 anni, e la sua foto fece il giro del mondo. O la vicenda amarissima di Peter Fechter, il fuggitivo ferito e lasciato morire a Check Point Charlie, provocando un nuovo schock nei berlinesi.

Nelle prime settimane di quel terribile agosto, in molti saltarono all’ovest dai palazzi della Bernauer Strasse: lo racconta Peter Schneider, in un altro romanzo cult sulla materia, “il saltatore del Muro”. Ma superare la barriera, poi cementificata e sollevata fino ai 3,60 metri, diventò sempre più difficile.

Presto, come è noto, i berlinesi non ebbero più la possibilità neppure di salutarsi con le mani sollevate in alto, per raggiungere gli sguardi affranti dei parenti dall’altra parte della città.

E c’è un museo oggi a Berlino, al Check Point Charlie, che rievoca le avventure di tutti coloro che provarono a scappare: per vie sotterranee, nei bagagli, in volo.

Meno nota, invece, è la reazione di chi, nella contrapposizione politica del tempo, di fatto subì questa decisione, senza muovere un dito: “L’ovest non fa nulla”, titolò la Bild Zeitung il 16 agosto. E l’allora sindaco Willy Brandt, nella disperazione del momento, osò inviare di persona una lettera a Kennedy.

Nell’apprendere del muro, affidata una reazione indignata alla stampa, il presidente degli Stati Uniti non aveva rinunciato neppure alle ore di vela. Anzi. La reazione non nascose un certo sollievo, racconta Flemming: “Krusciov non avrebbe lasciato costruire un muro, se avesse davvero voluto prendersi Berlino ovest. Non è una soluzione particularmente piacevole, ma un muro è dannatamente meglio di una guerra”, esclamò il leader, che nel ’63 avrebbe dichiarato “ich bin ein Berliner!”.

Il Muro di Berlino cadde 28 anni dopo, il 9 novembre del 1989: ad aiutare l’abbattimento di quella maledetta frontiera, poi a lungo rimasta “nella testa”, secondo l’efficace formulazione di Schneider, fu anche la domanda del corrispondente dell’ANSA dell’epoca, Riccardo Ehrmann. In una storica conferenza stampa, all’annuncio del portavoce della Repubblica democratica tedesca Guenter Schabowski di un  cambio di regime dei viaggi, chiese: “ab wann?”, “da quando?” Il politico rimase spiazzato e tentennando rispose: “da subito”.

Bastò a scatenare la gioia dei berlinesi, che si avventarono sul Muro in massa, per raderlo al suolo e liberare finalmente la loro città.

(di Rosanna Pugliese/ANSA).

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