Covid: dalle varianti rischi reali, Lambda nel mirino

Le cellule del coronavirus in arancione al microscopio.
Le cellule del coronavirus in arancione al microscopio.

ROMA. – La maggior parte dei Paesi nel mondo sta riaprendo, ma questa scelta dettata da esigenze economiche lascia il campo libero alla circolazione del virus SarsCoV2 e, di conseguenza, alza le probabilità che possano comparire mutazioni capaci di dare origine a nuove varianti pericolose, più infettive e capaci di sfuggire ai vaccini.

Una sorvegliata speciale è la Lambda, identificata per la prima volta in Sudamerica e già largamente presente in tutta l’America settentrionale fino al Canada. A sollevare l’attenzione sull’incognita delle varianti è l’articolo pubblicato sulla rivista Current Biology dal gruppo di ricerca dell’Agenzia per la Sanità pubblica del Canada coordinato da Sarah Otto.

“Mentre ci prepariamo a riaprire la società, risanare l’economia e riprendere le attività sociali, i contatti sociali aumenteranno e si prevede che questa situazione – osservano i ricercatori – possa aumentare il vantaggio selettivo di varianti più trasmissibili e in grado di infettare individui immunizzati”.

Se il tracciamento e il sequenziamento sono fra le armi principali per contrastare la circolazione del virus, l’aumento dei casi positivi potrebbe rendere sempre più difficile applicarle. A mettere in guardia dalle varianti è intervenuto in Gran Bretagna anche Andrew Pollard, direttore del Centro Vaccini dell’Uniiversità di Oxford e fra i ricercatori che hanno contribuito a mettere a punto il vaccino prodotto da AstraZeneca: secondo Pollard l’immunità di gregge “non è una possibilità” a causa delle varianti che, come la Delta, continuano a diffondere il contagio anche in una parte di persone vaccinate.

Secondo l’esperto ulteriori varianti ancor più aggressive non sono da escludere. Le varianti dovrebbero essere delle sorvegliate speciali anche secondo il virologo Francesco Broccolo, dell’Università di Milano Bicocca: “i vaccini stanno riducendo drasticamente il numero di decessi e ricoveri, ma le varianti stanno annullando l’effetto positivo dei vaccini”.

I numeri, ha aggiunto, lo indicano chiaramente, considerando che “il primo luglio 2020 erano 87 i pazienti in terapia intensiva e 1.025 ricoverati nei reparti Covid, a un anno di distanza si registravano 225 ricoverati in terapia intensiva e 1.532 pazienti nei reparti ordinari; inoltre il primo agosto 2020 erano scese a 43 le persone in terapia intensiva e a 705 i ricoveri nei reparti Covid e un anno dopo si contavano 230 pazienti nei reparti di rianimazione e 1.954 pazienti negli altri reparti degli ospedali italiani”.

Vale a dire, ha aggiunto, che “la variante Delta è terribilmente più aggressiva del virus che circolava l’anno scorso” e che “fino a quando il virus continuerà a circolare e a generare nuove varianti ci allontaniamo dalla fine della pandemia, ossia dal momento in cui virus potrebbe diventare endemico”.

Tante le ipotesi sulle strategie migliori per arginare le nuove varianti, ma al momento tracciamento e sequenziamento restano le contromisure principali. Il problema, conclude l’esperto, è che “in Italia non stiamo tracciando e i tamponi che si fanno nella maggior parte dei casi sono gli antigenici rapidi”.

(di Enrica Battifoglia/ANSA)

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