LA PAZ. – É nuovamente scontro aperto fra la Bolivia e l’Organizzazione degli Stati americani (Osa) dopo che quest’ultima ha confermato ieri, in un rapporto del suo Segretariato per il rafforzamento della democrazia, che le elezioni vinte nel 2019 dal presidente Evo Morales, poi annullate fra mille polemiche, “sono state probabilmente le peggiori di tutte quelle osservate dall’Osa nell’ultimo decennio”.
Questo, si legge nel lungo rapporto pubblicato a Washington dall’organismo di cui è segretario generale l’uruguaiano Luis Almagro, “a causa del rilevamento di manipolazioni, di un gran numero di irregolarità e della distruzione di prove informatiche e materiali”.
Il giudizio profondamente negativo sul processo elettorale appena concluso da parte degli osservatori Osa alimentò nel 2019 le proteste dell’opposizione e generò tensioni sociali che portarono all’annullamento del voto, a gravi disordini con molte vittime, e alla partenza in esilio di Morales, prima in Messico e poi in Argentina.
Il Movimento al socialismo (Mas), estromesso dal potere parlò di “colpo di stato”, mentre la presidenza ad interim fu assunta da Jeanine Añez, che organizzò nuove elezioni generali, vinte nuovamente dal Mas che ha portato alla presidenza Luis Arce.
Conosciuto il rapporto dell’Osa, il ministero degli Esteri ha diffuso ieri a La Paz un duro comunicato in cui denuncia che “il segretario generale dell’Osa, Luis Almagro, è nuovamente incorso in un attacco alla sovranità della Bolivia e in una ingerenza negli affari interni dell’amministrazione della giustizia boliviana con l’obiettivo di coordinare processi di destabilizzazione”.
Premesso ciò, si dice infine, il ministero degli Esteri avverte che non sarà consentito “un nuovo tentativo di azioni destabilizzanti” da parte di Almagro. Per cui, chiedendo l’attenzione della comunità internazionale, assicura che “denuncerà la condotta unilaterale del segretario generale della organismo”.
