Tokyo, Rizza argento al fotofinish: “Lo inseguo da 5 anni”

Manfredi Rizza, sorridente, morde la medaglia d'argento.
Manfredi Rizza, sorridente, morde la medaglia d'argento. (ANSA)

TOKYO. – Uno sprint irresistibile, con scatto di reni finale a bruciare sul traguardo della finale K1 200 metri sprint, Liam Heat, l’inglese favorito per l’oro, di 4 centesimi di secondo: Manfredi Rizza ha aperto con un preziosissimo argento un’altra grande giornata azzurra a Tokyo 2020, battuto soltanto dall’ungherese Sandor Totka.

Un pelo per strappare al fotofinish il secondo posto, non molto di più per perdere il primo. E Rizza lo sa: “ce l’ho fatta, ho tenuto duro, purtroppo qualcuno è più duro di me – dice nel dopo gara – ma sono contento. Un po’ di amaro in bocca c’è per quei 4 centesimi, ma questo è lo sport, la nostra distanza si gioca in attimi e per pochi attimi la medaglia non è stata quella più preziosa. Ma io sono assolutamente contento, ho dato il 100 per 100”.

Incontentabile e determinato, nato 30 anni fa a Pavia, ingegnere meccanico, sportivo sotto le insegne dell’Aeronautica militare, Rizza – campione europeo a giugno nel K2 200 – ha conquistato la 13/a medaglia italiana alle Olimpiadi nelle gare del kayak velocità.

Una specialità di mgrande tradizione per gli azzurri, dai tempi di Barcellona 1992 (bronzo di Bruno Dreossi e Antonio Rossi) in poi. A Rio, 5 anni fa, era rimasto molto deluso ma è stato lui stesso oggi a spiegare che da quel momento è cominciato il percorso che l’ha spinto fino alla straordinaria impresa di oggi: “è cominciato tutto da lì dall’esatto istante in cui ho finito quella gara, con la testa ero già qui. Mi sono ripromesso che avrei lavorato al massimo delle mie possibilità per arrivare a questo punto e aver realizzato questo traguardo mi gratifica”.

“So benissimo – aggiunge – da sportivo, che non sempre le cose vanno come uno pensa, anche se ti impegni. Essere riusciti, ed avere oggi questo privilegio mi fa essere fiero di me e delle persone che con me hanno collaborato, a parte l’aeronautica che mi ha permesso di rendere questo sogno il mio lavoro, e di realizzare questo successo mettendomi in contatto con le persone giuste, con i nutrizionisti migliori, i mental coach. E soprattutto – conclude – mi ha permesso di lavorare con la mente libera, nelle migliori condizioni”.

É il giorno dei sorrisi e dei ringraziamenti, Manfredi Rizza non dimentica nessuno. Ma alla fine mette tutti insieme nel suo slancio di gratitudine: “gran parte del merito va a loro – ripete ricordando chi lo ha aiutato e gli ha reso possibile questo successo – a volte non ci si crede, ma chi sta dietro fa più di chi sta qui a godersi questo spasso”.

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