‘Ndrangheta: arrestato a Madrid Paviglianiti, “il boss dei boss” degli anni ’90

Frame video Ansa sulla cattura a Madrid del boss della 'ndrangheta, Domenico Paviglianiti.
Frame video Ansa sulla cattura a Madrid del boss della 'ndrangheta, Domenico Paviglianiti.

BOLOGNA. – Era tornato in Spagna, dove era stato catturato nel 1996. A Madrid, vicino alla casa dove viveva nell’ultimo periodo, il 3 agosto la polizia iberica, in raccordo con i carabinieri di Bologna, ha trovato e arrestato Domenico Paviglianiti, 60 anni, esponente di spicco della ‘Ndrangheta.

“Il boss dei boss”, come veniva chiamato tra gli anni Ottanta e Novanta, era latitante dall’ottobre del 2019 quando era stato scarcerato, per la seconda volta nel giro di due mesi, sulla base di un calcolo di pena che poi, ha sancito la Cassazione, si è rivelato errato Paviglianiti deve ancora scontare 11 anni, 8 mesi e 15 giorni, come emerge dall’ordine di carcerazione firmato il 21 gennaio dalla Procura di Bologna, per i reati di associazione di tipo mafioso, omicidio e associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

E’ stato bloccato in strada e, perquisito, è risultato avere con sé sei cellulari in un borsello, seimila euro in contanti e documenti falsi con un’identità portoghese. Sono in corso indagini sulle persone che ne avrebbero agevolato la latitanza: quando è stato preso era da solo, ma ci sono accertamenti in particolare su una donna sudamericana.

In Spagna i carabinieri sono arrivati seguendo le tracce di alcuni familiari e nei mesi scorsi, insieme alla polizia spagnola, hanno svolto dei servizi di appostamento per individuarlo. Gli investigatori stanno approfondendo tutti i contatti del boss, ritenendo che avesse ripreso la sua attività di broker della droga.

Elemento apicale dell’omonima cosca, attiva nei comuni di San Lorenzo, Bagaladi e Condofuri (Reggio Calabria) con ramificazioni nel Nord Italia, in particolare in Lombardia, e nel Sud America per la gestione del traffico internazionale di stupefacenti, Paviglianiti era già stato condannato all’ergastolo per una serie di omicidi, associazione di tipo mafioso e reati di droga, commessi a partire dagli anni ’80.

Ha avuto un ruolo di prim’ordine nella cosiddetta seconda guerra di mafia, quando insieme ad altre famiglie di ‘Ndrangheta della provincia di Reggio Calabria aveva appoggiato la cosca De Stefano nella sanguinosa faida con i Condello. Proprio nell’ambito di questa vicenda aveva ucciso, insieme ad altri, Felice Domenico Valente, mentre rientrava nel carcere di Bologna, un delitto che ha portato anche gli investigatori bolognesi a occuparsi di lui.

Con 168 anni di somma aritmetica tra le varie sentenze di condanna, venne estradato in Italia nel 1999, ma le autorità iberiche diedero il via libera a una condizione: una volta trasferito in un penitenziario italiano, non doveva essere sottoposto a una “carcerazione a vita”, visto che all’epoca l’ordinamento spagnolo non prevedeva l’ergastolo.

Ottenuto lo sconto, da ergastolo a 30 anni, a quel punto i suoi difensori rilevarono come a febbraio 2019, dopo 23 anni, tra indulto, liberazione anticipata, era già scontata tutta la pena e ottennero la liberazione dal carcere di Novara, su decisione di un Gip. Ma secondo la Procura, che ha avuto ragione in Cassazione, il calcolo è sbagliato, perché una delle condanne si riferisce a fatti avvenuti dopo l’estradizione e il fine pena sarà nel 2027.

Lascia un commento