Ponte Stretto: si va avanti, parte studio fattibilità

Una elaborazione grafica del progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina, tratto dal sito www.projectmate.com. ANSA/INTERNET-WWW.PROJECTMATE.COM
Una elaborazione grafica del progetto del ponte sullo Stretto di Messina, tratto dal sito www.projectmate.com. ANSA/INTERNET-WWW.PROJECTMATE.COM

ROMA.  – Un progetto di fattibilità entro la primavera del 2022 per il ponte sullo Stretto di Messina. É questo il prossimo passo con cui il governo intende andaré avanti per arrivare ad una scelta su un’opera che tanto fa discutere e che da decenni si cerca di realizzare, tra progetti mai conclusi e proposte alternative.

Ad annunciarlo è il ministro delle infrastrutture e mobilità sostenibili Enrico Giovannini, spiegando che parallelamente si procederà anche a migliorare fin da subito l’attraversamento tra Calabria e Sicilia, con mezzo miliardo di risorse già stanziate.

“Per dar seguito all’impegno del Governo, si dovrebbe procedere con la redazione di un progetto di fattibilità técnica ed economica per le due opzioni evidenziate”, annuncia il ministro in audizione alla Camera, ricordando che dagli approfondimenti del gruppo di lavoro è emersa la sussistenza di “profonde motivazioni per realizzare un sistema di attraversamento stabile”, mentre è stata scartata di fatto l’ipotesi del sistema con tunnel in alveo.

Ora sul tavolo le opzioni sono il ponte a campata unica o il ponte a tre campate (preferibile per vari motivi, tra cui minori costi e minor impatto ambientale). Proprio su queste si concentrerà lo studio di fattibilità, la cui prima fase “potrebbe concludersi entro la primavera del 2022”: è già disponibile un finanziamento da 50 mln e si sta valutando l’affidamento a Italferr (Gruppo Fs).

Dopodiché si potrà procedere con il dibattito pubblico e pervenire ad una “scelta condivisa”, in modo da poter indicare le risorse necessarie nella legge di bilancio 2023.

Quindi tempi certi, garantisce il ministro, rassicurando anche sulla condivisione del progetto all’interno del governo.

É la “posizione del governo, non del ministro Giovannini”, condivisa con Draghi e i ministri, dice il titolare del Mims, che smonta le critiche: non è vero che è un’opera inutile, ma “ha motivazioni di carattere trasportistico ed economico” e non si tratta di un “buttare la palla avanti”, ma anzi è “un approccio serio, basato su dati scientifici disponibili ma anche su valutazioni attente”, assicura Giovannini, indicando nell’avvio dello studio di fattibilità “la soluzione più adeguata per giungere nei tempi indicati a prendere una decisione come quella che noi auspichiamo”.

Parallelamente si procederà con una serie di iniziative per migliorare l’attraversamento dinamico dello Stretto, che oggi richiede tempi simili ad un viaggio in auto – pedaggi compresi – di 100-300 km, e che ha “traffici rilevanti” rispetto alla scala nazionale con 11 milioni di passeggeri l’anno, 1,8 milioni di auto e 0,8 milioni di tir.

Le iniziative in arrivo, già con cronoprogramma e fondi stanziati, vanno dalle nuove navi per il trasbordo ferroviario ai nuovi treni e misure in grado di velocizzare il trasbordo “fino ad un’ora già dalla prossima estate”, dalla riqualificazione delle stazioni fino al possibilità, ancora da approfondire, di incentivi per i collegamenti merci e passeggeri.

Accanto a questo si punta anche a favorire la transizione ecologica della mobilità marittima e ridurre l’inquinamento e a migliorare la collaborazione inter-istituzionale, con l’istituzione di un tavolo tecnico-politico e con la partecipazione della società civile per gestire l’intero processo di realizzazione delle proposte progettuali individuate.

Un progetto che la politica accoglie con le solite divisioni: dal plauso di Italia Viva alle perplessità del M5s; nella Lega il viceministro Morelli parla di “direzione auspicata”, mentre altri deputati leghisti si scagliano contro Pd e M5s che fanno perdere tempo e soldi. Dice basta alle contese ideologiche la ministra per il Sud Mara Carfagna, che vede nel Ponte “la grande opera che manca al Sud e al Paese”.

(di Enrica Piovan/ANSA).

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