Tokyo: sfreccia l’Italia di Ganna, rimonta e prende l’oro

Filippo Ganna (d) con Simone Consonni (s)
Filippo Ganna (d) con Simone Consonni (s) .ANSA/AFP/ Greg Baker

TOKYO.  – L’Italia corre più di tutti, e non solo sui 100 piani. Anche su due ruote, è italiano l’uomo più veloce al mondo: si chiama Filippo Ganna. Del titolo onorifico “individuale” non se ne avranno a male di sicuro gli altri tre moschettieri azzurri, che allo Jacobs del ciclismo su pista, Ganna appunto, si sono affidati per lo sprint finale del quartetto con punte di 70 chilometri orari, per rimontare lo svantaggio sulla Danimarca e salire così sul gradino più alto del podio. Il tutto, al termine di una strepitosa finale dell’inseguimento a squadre.

Sull’anello dell’Izu Velodrome, di vero e proprio inseguimento ai favoritissimi danesi si è trattato, per 4 chilometri di adrenalina pura, chiusi da un missile di nome Ganna che ha completato una rimonta elettrizzante su una pista veloce al pari di quella d’atletica.

Oltre 70 chilometri orari per trainare l’Italia all’oro che mancava da Roma ’60 ed è il sesto della spedizione azzurra a Tokyo, col nuovo record del mondo, in recupero finale sul quartetto avversario che pure alla fine ha fatto meglio del precedente primato, fissato dall’Italia ieri in semifinale.

La finale, invece, é un inno azzurro alla velocità alla Filippo Maria Marinetti, ma lo scrive lui, Ganna. Con Simone Consonni, Francesco Lamon e Jonathan Milan alza le bici al cielo, subito dopo aver tagliato il traguardo, perchè è un giorno leggerissimo. Hanno appena abbassato il tempo di ieri, contro la Nuova Zelanda, già lunare.

E hanno compiuto un capolavoro di tattica, nella sequenza dei quattro en ella gestione dell’inseguimento reciproco a distanza. Distruggendo “il secondo e due di vantaggio danese” a tre quarti di gara, come racconta il tecnico, Marco Villa.

La partenza sparata porta le frecce azzurre avanti al chilometro di un’unghia, 220 millesimi di secondo che a quelle velocità sono però già qualcosa: si va attorno ai 67-68 orari.

Hansen, Madsen, Larsen e Pedersen mettono il turbo, dimezzano  il divario a mezza unghia ai 2000 metri e quando passano i 3000 sono avanti di quasi più di un secondo: 867 millesimi in meno  al chilometro 3 e poi a salire 1”3  subito dopo, per la precisione, che nel ciclismo su pista conta, e in questa gara ancor di piú.

L’inseguimento a squadre esige di guardare al cronometro spaccando il millesimo di secondo. Ma c’è tempo per farlo solo per il tecnico azzurro a bordo gara: tutta l’Italia fissa gli occhi solo su Ganna, velocista penalizzato a questi Giochi da un percorso della crono che non era una crono, su strada.

E lui riscrive la storia della velocitá, mangia i secondi, morde – a distanza – i talloni ai danesi. E quando sui lati opposti i due quartetti tagliano il traguardo, esplode la gioia azzurra: 3 minuti, 42 secondi e 32 millesimi, solo 166 millesimi di secondo in meno dei danesi. L’oro della velocità assoluta.

É anche record del mondo,  un decimo e mezzo di secondo meno di quello azzurro di ieri. “Credevo restasse un sogno, e invece si è avverato”, dice Villa che a fine gara ha pianto, mentre il quartetto é sul podio per mettersi l’oro al collo.

“Ribaltare la gara cosí vuol dire che questi sono ragazzi fantastici – dice – in questi due giorni abbiamo tirato tanto che forse agli altri sono venute le gambe molli. Avevo visto che ieri contro la Gran Bretagna i danesi avevano sfruttato la scia avversaria: siamo andati a mille per non lasciargliela. Poi all’ultimo chilometro pensavo andassero più avanti, ma quando ho visto che a tre giri dalla fine e con Ganna lanciato erano avanti di soli 6 decimi, ho pensato: forse è fatta”. Nemmeno il tempo di dirlo, ed era oro.

(dell’inviato Francesco Grant/ANSA).