ROMA. – Tamponi a tappeto e lockdown a zone. La Cina rivive l’incubo e le immagini dell’inizio del 2020 con le autorità che fanno la loro mossa per contrastare le infezioni a Wuhan, la ‘regione zero’ dalla quale tutto è iniziato con la scoperta del coronavirus quasi due anni fa, mentre fa paura la variante Delta che spinge i contagi nel Dragone.
Così, annunciano test di tutti i residenti nel capoluogo dell’Hubei, 11 milioni di persone, dopo che nel territorio sono state confermate nuove infezioni, le prime dopo oltre un anno. E seppure parziale e limitato, nella città è già tornato il lockdown per l’area di Zhuankou Street, nella zona di sviluppo economico, dopo che le autorità locali hanno confermato tre nuovi casi della Delta, altamente contagiosa.
Ma il network statale Cctv parla già di diverse zone isolate. La decisione dei tamponi a tappeto a Wuhan è giunta all’indomani della conferma di sette contagi nel capoluogo, i primi dopo oltre un anno. Le autorità avevano già effettuato un’operazione simile lo scorso anno, dopo la fine del lockdown e il ritorno alla normalità deciso ad aprile.
I timori di Pechino ora si concentrano sulla variante Delta, rientrata in Cina con i primi casi accertati il 20 luglio all’aeroporto internazionale di Nanchino, a causa dello strategico ruolo di transito che ricopre Wuhan nel sistema economico e dei trasporti all’interno della Cina.
La Commissione per la salute municipale ha già annunciato la chiusura della zona di Zhuankou Street, definita area a medio rischio, con misure di gestione di “solo ingresso e zero uscite” e di “zero assembramenti”. Un confinamento duro, per il quale ogni famiglia può designare una persona per l’acquisto di beni necessari “a un momento specifico”, mentre è vietata la circolazione di veicoli, ad eccezione di quelli di emergenza.
La Cina ha scelto la via della rigidità per contrastare il suo più grande focolaio di coronavirus da mesi. Lunedì ci sono stati 90 nuovi casi nel Paese, e negli ultimi giorni, i residenti di intere città sono stati confinati nelle loro case, i collegamenti di trasporto nazionali sono stati tagliati e sono stati lanciati test di massa. L’obiettivo è spegnere sul nascere quella che ormai è una nuova ondata di Covid-19 di portata globale, causata dalla variante Delta che ha provocato picchi di contagi e morti in decine di Paesi.
In Africa, i decessi per coronavirus sono aumentati dell’89% nelle ultime quattro settimane. Nel Regno Unito, dove continua il calo graduale dei positivi, il numero settimanale dei morti provocato dal Covid in Inghilterra e Galles ha raggiunto il 23 luglio scorso quota 327, il picco da metà aprile.
Il Giappone continua a registrare un’ impennata di casi con il presidente dell’Associazione dei medici, Toshio Nakagawa, che chiede lo stato di emergenza nazionale per combattere i contagi che lasciano profilare “la maggiore crisi dalla prima ondata”.
Ma nonostante la corsa dei contagi, molti Paesi non sono disposti a chiudere di nuovo i loro cittadini in casa come la Cina, e si studiano modalità che possano conciliare la libertà, vitale per l’economia, con la riduzione del rischio epidemiologico. Così, la città di New York si appresta, prima negli Usa, a chiedere il certificato di vaccinazione per l’ingresso nelle palestre e nei ristoranti, sia per i clienti che per i dipendenti.
E in Israele, il ministero della Sanità ha chiesto di imporre di nuovo la quarantena in casa per quanti arrivano da una lista aggiornata di 42 Paesi, Italia compresa, anche se vaccinati e guariti. Nel Paese continuano infatti a crescere i casi nonostante le recenti misure di contenimento. La speranza è riposta nei vaccini: da domenica è partita l’immunizzazione anche con la terza dose di Pfizer agli over 60, che sta ottenendo un grande numero di prenotazioni.
(di Stefano Intreccialagli/ANSA)