Tokyo, Super Paltrinieri: “Dopo virus argento col cuore”

Gregorio Paltrinieri (S) e l'ucraniano Misha Romanchuk, si congratulano a fine gara.
Gregorio Paltrinieri (S) e l'ucraniano Misha Romanchuk, si congratulano a fine gara. (ANSA)

ROMA. – L’argento del cuore. Gregorio Paltrinieri temeva di essere sparito, di “non essere piu’ un supereroe”. In fondo, solo se conosci  Stan Lee puoi pensare dopo l’oro di Rio di andare a Tokyo per nuotare negli 800, nei 1.500 e nella 10 chilometri.

I fumetti piú famosi al mondo, invece, non conoscono la mononucleosi come “Greg”, il campionissimo del nuoto azzurro steso da un virus infido per un atleta, perché toglie le forze e ti costringe a star lontano dall’acqua.

Gli 800 metri di Tokyo, dopo batterie disastrose, sono però state una sorta di medicina miracolosa. “Anzi, é piú di un miracolo”, dice Paltrinieri dopo l’argento inatteso, che per condotta di gara poteva essere addirittura un oro. E che ora lo sblocca per una tris da sbanco, a cominciare dalla “sua” distanza, i 1.500.

Nella distanza più breve di quelle scelte ha aspettato gli avversari ai blocchi, li ha sfidati uno per uno, poi si è immerso dopo lo start e da quel momento ha pensato solo a nuotare forte. Contro il virus della mononucleosi e anche contro se stesso, senza pensare agli avversari.

Perché non ce n’è per nessuno, quando Gregorio Paltrinieri sta bene. Di testa, ma anche di cuore: “Un mio grande amico mi ha scritto alla vigilia dicendomi che queste finali si vincono con il cuore. C’ho pensato e aveva ragione. È il cuore quello che conta”, confessa.

Ed è quello che gli ha dato la spinta in più verso una medaglia d’argento negli 800 a cui, dopo il deludente tempo delle qualifiche dell’altro ieri, neanche lui credeva. E adesso nulla gli è precluso, neanche i suoi 1500 e la 10 chilometri in acque libere che più di tutte desidera.

“Parlare di miracolo è poco – dice a caldo il Superman azzurro allenato dallo scorso anno da Fabrizio Antonelli, che lo a portato a cinque medaglie europee con tre ori nel fondo a Budapest – neanche io avrei scommesso su me stesso, non ci avrei scommesso un euro. Ero un’altra persona rispetto alla batteria, avevo un’altra voglia di gareggiare”.

Un’impresa, anche se non è una vittoria. E anche lo stesso Paltrinieri non ha dubbi: “Più bello dell’oro di Rio nei 1500, ndr, è talmente inaspettata che è la più bella. Rio me la ero immaginata così tanto che quando è arrivata non me la sono goduta”, ripete trattenendo a stento la commozione.

Ha tenuto duro, camuffato per non farsi riconoscere: “Prima della gara ero molto tranquillo, mi sono messo in corsia otto e mi facevo i cavoli miei. Sapevo che sarebbero arrivati, ho avuto la fortuna di essere ai margini in modo che nessuno mi stesse attaccato”. Per non tirare la gara agli altri, per non condizionarsi da solo. Quando ha toccato il muretto dopo le 16 vasche, davanti a lui c’era solo l’americano Fink con 24 centesimi di vantaggio.

Mezzo Greg è bastato per terrorizzare tutti e mettersi alle spalle anche il tremendo e favorito Romanchuk: “Fare 7’42”11 qui, in questo modo, è veramente una cosa incredibile, da supereroi”, si dice da solo.

E chi lo conosce da bene che Greg non vola mai alto. Anzi, come ogni supereroe, anche lui ha i suoi punti deboli, nel cuore grande che ha. Dopo le qualifiche aveva detto che qualsiasi cosa sarebbe arrivata dalla finale sarebbe stato “tutto di guadagnato”, oggi a caldo ha invece ricalcato il fatto di essere “venuto qui senza aspettative, avevo solo sensazioni negative in vasca.

Non dovevo più pensare a niente”. Ha confessato anche di aver sofferto la depressione, che “a volte la pressione ti entra e si prende gioco di te in tutto” e che “non è facile gareggiare con le aspettative, ogni volta che entro in acqua sento che è tutto dovuto e questo non è bello”.

Per questo non c’è nessuno più di Greg a comprendere la crisi di Simone Biles, la gimnasta statunitense che ha rinunciato a diverse gare per l’ansia: “Ho letto di lei, sono tutte sensazioni che provo anche io”.

Al fianco di Paltrinieri però, ci sono stati amici, parenti e in particolare i suoi genitori: “Sono venuti a Piombino dove mi stavo allenando e mi hanno visto nel momento di down dopo essere stato 48 ore a letto. Non riuscivo a parlare, a mangiare, avevo le placche in gola ma hanno creduto in me”.

Quel “peso dell’acqua” che poi è anche il titolo del suo libro scritto dopo l’oro nei 1500 di Rio 2016, oggi si è d’incanto alleggerito proprio perché nessuno si aspettava nulla da lui, neanche Paltrinieri: “Me la sono goduta: tutti mi davano per mezzo morto e invece. Sono contento quando ci metto il massimo, non solo quando vinco”.

Ma visto che a Super-Greg non è ormai precluso più nulla, c’e’ da tenersi forte in vista dei 1500 e della 10 chilometri: “Avevo bisogno di qualcosa di buono e oggi è arrivato – ha concluso l’azzurro, che ormai recupera la preparazione macinando vasche in gara – Nei 1.500 sarà difficile, stamattina siamo andati molto forte.  Del resto è un’Olimpiade: sono arrivato senza aspettative, cercherò di fare il mio meglio. Gli altri possono essere piú in forma, posso aver preparato una strategia perfetta, ma io nuoto col cuore”.Firmato Greg “Marvel”

Lascia un commento