Il Governo apre al M5s sulla giustizia, gelo dagli altri partiti

Nella foto d'archivio il Palazzo Chigi.
Nella foto d'archivio il Palazzo Chigi, sede del governo.

ROMA. – L’apertura della trattativa tra governo e M5s sulla riforma del processo penale ha sollevato il coperchio dal vaso di Pandora, dal quale potrebbero uscire richieste di ulteriori modifiche sollevate dagli altri partiti, con il connesso rischio di rendere difficilmente gestibile a livello parlamentare la riforma, se non di farla slittare a settembre. A dimostrarlo è il nuovo rinvio dell’esame del provvedimento da parte della Commissione Giustizia della Camera per questioni sollevate dal centrodestra.

I rumors sui contenuti della trattativa governo-M5s hanno infatti indispettito gli altri partiti che non sono disposti ad accettare qualsiasi richiesta dei pentastelalti anche se dovessero essere accolte dal Guardasigilli Cartabia e dal premier Draghi, che si sono incontrati a lungo nel pomeriggio. Viceversa Giuseppe Conte ha il problema di una intesa che tenga insieme il Movimento, evitando nuove defezioni.

In mattinata si è riunito l’Ufficio di presidenza della Commissione Giustizia per votare sulla richiesta del centrodestra di allargare il perimetro della riforma del processo penale anche all’abuso di ufficio, nell’ottica di deflazionare il numero dei processi.

Ma Fi, Lega e Fdi, con uno stratagemma hanno fatto rinviare la decisione a domani mattina; una mossa che è stata letta da tutti come un segnale al governo dopo le indiscrezioni di stampa secondo le quali verrebbe accettata la richiesta di M5s che per i reati di mafia e terrorismo non varrebbero i limiti di due anni per l’Appello e uno per la Cassazione. Anzi, il capogruppo pentastelalto in commissione Eugenio Saitta ha aumentato il carico, chiedendo che sia aggiunto anche il reato di corruzione.

Uno scenario che va di traverso al centrodestra. “Si tornerebbe al ‘fine processo mai’, per giunta con serio rischio di incostituzionalità” ha commentato contrariato Enrico Costa di Azione. Perplesso anche il Pd che con il capogruppo in Commissione Alfredo Bazoli e il relatore Franco Vaziosi sono mostrati freddi: “se il governo ci presenterà una proposta la valuteremo” hanno dichiarato entrambi.

I Dem che hanno parlato con il segretario Enrico Letta gli hanno fatto notare che sarebbe imbarazzante, dopo aver sostenuto pancia a terra la riforma Cartabia, ritrovarsi con una norma che contraddice la logica stessa della riforma, quella per cui i processi vanno fatti, cosa che il ritorno all’impostazione del ddl Bonafede vanifica, per di più per reati gravi come quelli di mafia.

Lo stratagemma del centrodestra per far slittare il voto odierno, è consistito nell’aver presentato un ricorso al presidente Roberto Fico sui loro emendamenti riguardanti l’abuso d’ufficio dichiarati inammissibili dal presidente della Commisisone Perantoni (M5s).

L’attesa del responso di Fico ha fatto slittare di 24 ore il voto sull’allargamento del perimetro del ddl. Un allargamento, mette in guardia Perantoni, che farebbe saltare la data di venerdì 30 luglio come termine entro cui approvare il testo in Commissione e portarlo in Aula, visto che si dovrebbe riaprire l’istruttoria sul tema dell’abuso di ufficio, a partire dalle audizioni.

Di qui l’allarme di Fazio: “la richiesta del centrodestra fa naufragare tutto” e addio approvazione entro l’estate. E di qui anche le parole di Bazoli: “il Pd è l’unico partito a non mettere ostacoli”, quasi un rimprovero al governo che non premia la lealtà Dem.

Da via Arenula, dopo l’incontro tra Draghi e Cartabia, si conferma che si lavora a “uno statuto speciale” per i soli reati di mafia e terrorismo, che oggi nella riforma Cartabia hanno comunque una corsia a parte (tre anni in Appello anziché due, 18 mesi invece che 12 in Cassazione).

Giuseppe Conte, che domani incontrerà alla Camera i deputati di M5s, non si presenterà dunque all’appuntamento a mani vuote, ma con una ipotesi di accordo che terrebbe unito il Movimento, allontanando però gli altri partiti dal governo.

(Di Giovanni Innamorati/ANSA)