Polonia-Ungheria, l’Ue alza il tiro sullo stato di diritto

La presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen.
La presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen. (ANSA/EPA)

BRUXELLES. – Sono pagelle da incubo quelle sullo stato di diritto in Polonia e Ungheria pubblicate da Bruxelles. Niente che non si sapesse, ma la sfilza di déficit democratici messi nero su bianco, uno dietro l’altro, fanno impressione e pongono seri interrogativi anche sullo stanziamento dei fondi del Recovery e del Bilancio europeo.

E mentre la Commissione alza il tiro su Varsavia, intimando un ultimatum sul rispetto delle decisioni della Corte Ue sulla riforma della giustizia e le misure provvisorie a tutela dell’indipendenza dei magistrati – pena una multa salata – all’Eurocamera si moltiplicano le voci di chi da Renew al Ppe, all’S&D, invoca sanzioni.

Se questo non bastasse, a riprova che il gioco si sta facendo davvero duro per Budapest e Varsavia, è arrivato l’avvertimento del responsabile europeo alla Giustizia, Didier Reynders, che con la sua flemma belga ha spiegato: “Abbiamo analizzato come ogni Stato membro ha risposto alle raccomandazioni per Paese sulla giustizia. Questo” anche se la trattativa corre in parallelo su un binario separato “fa parte dei negoziati sui piani” per usufruire dei fondi del Recovery.

Una partita ancora aperta sia per Varsavia che per Budapest, impegnate in difficili trattative per strappare rispettivamente 23,9 miliardi di euro e 7,2 miliardi. Inoltre, ha aggiunto Reynders, “la relazione sarà sicuramente” il benchmark “principale per eventuali applicazioni del nuovo regolamento sul meccanismo di condizionalità” sui fondi strutturali del bilancio Ue, con la Polonia che è prima beneficiaria tra i 27, con 66 miliardi, mentre all’Ungheria ne spettano 19,5.

Nell’immediato però a rischiare più grosso è la Polonia.   Bruxelles, contestualmente alla presentazione del rapporto, ha infatti inviato una lettera all’esecutivo di Mateusz Morawiecki, in cui chiede di spiegare come intenda applicare le due recenti decisioni della Corte Ue sul sistema giudiziario.  La risposta è attesa entro il 16 agosto.

In caso di mancata applicazione, come ha evidenziato la leader Ue Ursula Von der Leyen, la Commissione userà i suoi poteri ricorrendo alla Corte per chiedere sanzioni economiche. Perché ha ribadito la vicepresidente ai Valori Vera Jurova, “la primazia del diritto europeo non deve essere messa in discussione”. É una questione esistenziale per la stessa Unione.

Ma di fronte alle reprimende di Bruxelles, che nella sua relazione è tornata ad insistere sulle “serie preoccupazioni” per le riforme del sistema giudiziario, Varsavia  è partita all’attacco.

“La Polonia, come altri Paesi della Ue, sottolinea la necessità di rispettare le disposizioni dei trattati dell’Ue, che definiscono esplicitamente quali competenze sono delegate all’Unione e quali restano di competenza esclusiva dei Paesi”, ha risposto secco il portavoce dell’esecutivo, Piotr Muller.

Anche l’Ungheria, dove secondo l’Esecutivo comunitario tra i molti nodi “rimangono irrisolti i rischi di clientelismo livello”, ha risposto per le rime.

Bruxelles usa questo documento come uno “strumento di estorsione”, ha denunciato la guardasigilli Judit Varga. Una relazione “con motivazioni politiche” per il portavoce dell’Esecutivo, Zoltan Kovacs.

(di Patrizia Antonini/ANSA).