Niente più gelati B&J’s in Cisgiordania, ira Israele

Gelato alla fragola di Ben&Jerry's.
Gelato alla fragola di Ben&Jerry's. (ANSA)

TEL AVIV.  – Ben&Jerry’s, lo storico marchio di gelati americani, è entrato in rotta di collisione col governo israeliano dopo aver preannunciato che, “in ossequio ai propri valori” di carattere progressista ed egualitario, fra un anno e mezzo non venderà più i suoi prodotti nei “territorio palestinesi occupati”.

Costringendo migliaia di israeliani che risiedono negli insediamenti della Cisgiordania a fare a meno delle sue coppette di ice cream. Carte geografiche alla mano, almeno per B&J’s, essi vivono fisicamente fuori dai confini di Israele. La società manterrà invece la regolare distribuzione dei propri gelati entro i cosiddetti “confini israeliani del 1967”.

Immediata e dura la reazione del governo di Naftali Bennett: “Un errore morale” ha esclamato dopo aver appreso la notizia. “Un episodio di antisemitismo”, ha rincarato il ministro degli esteri Yair Lapid.

“Il boicottaggio di Israele, un’isola di democrazia circondata da terrorismo, riflette un disorientamento assoluto. Il boicottaggio – ha avvertito Bennett – non funzionerà. Siamo determinati e combattere”. Ed ha già parlato col direttore di Unilever (il gruppo cui fa capo  B&J’s) per avvertirlo della gravità della vicenda.

Da Ramallah invece il presidente dell’Anp Abu Mazen si è congratulato per la scelta esemplare “della legalità e della moralità” fatta dalla società Usa.

Il caso è rimbalzato anche sui tabloid dove le tensioni regionali (Iran, Hamas, la Spianata delle Moschee) sono state accantonate per lasciare spazio con titoli vistosi alla battaglia principale di Israele: “Il boicottaggio del gelato” (Maariv), “Un gelato al gusto amaro” (Israel ha-Yom), “La tempesta del gelato” (Yediot Ahronot).

La vicenda ha spopolato pure sui social. Grande successo ha ottenuto un filmato che riprendeva una ministra aprire in maniera ostentata il frigorifero di casa e gettare nell’immondizia una confezione del gelato divenuto ora per lei insopportabile ed indigesto.

Poi però gli israeliani si sono gradualmente resi conto che boicottando tout-court la produzione locale dei gelati (la licenza resterà in vigore fino al dicembre 2022) danneggiavano non tanto la direzione della società nel lontano Vermont, bensì i 160 manovali dello stabilimento israeliano B&J’s di Beer Tuvya m(Ashdod) che rischiano licenziamenti.

Gli umori sono allora cambiati. Nei media si sono susseguiti appelli a sostenere Avi Singer, il detentore locale della licenza, nella sua battaglia “sionista” contro la direzione negli Usa. Appare ora stretto fra l’incudine ed il martello. La direzione preannuncia la fine della distribuzione nei “territori occupati”. Ma la legge israeliana – replica Singer – gli vieta di discriminare fra i cittadini israeliani, e deve fornire loro lo stesso trattamento ovunque risiedano. Anche se B&J’s dissente.

(di Aldo Baquis/ANSA).

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