Inps: anticipo pensione con 41 anni costa 4,3 miliardi

Pensionati davanti un ufficio dell' Inps.
Pensionati davanti un ufficio dell' Inps. (ANSA)

ROMA. –    Si va verso la riapertura del confronto sulla previdenza in vista della scadenza a fine 2021 di Quota 100, ma il Governo avverte che la discussione non potrà concentrarsi sull’anticipo della pensione quanto sulle prestazioni future di coloro che oggi sono giovani e che rischiano di avere pensioni interamente contributive  molto basse.

Oggi il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico presentando il Rapporto annuale 2020 dell’Istituto ha quantificato la spesa di alcune delle proposte sul tappeto di fatto bocciando una delle richieste del sindacato overo l’uscita con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età.

L’ipotesi, già accantonata nel 2019, quando fu poi introdotta Quota 100, perché troppo costosa, peserebbe nel 2022 secondo l’Inps per 4,3 miliardi per arrivare a fine decennio a 9,2 miliardi. In media costerebbe lo 0,4% del Pil.

Al momento l”uscita anticipata indipendente dall’età è possibile fino al 2026 con almeno 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 per le donne) oltre a tre mesi di finestra mobile.

Il dibattito sulle pensioni – ha detto il ministro del Lavoro, Andrea Orlando parlando alla presentazione del Rapporto Inps – “è eccessivamente concentrato sulla flessibilità in uscita e sulla possibilità di anticipo dell’uscita dal mercato del lavoro” mentre “dovremmo concentrarsi sulle prospettive che riguardano in particolare gli assegni delle nuove generazioni”.

Il confronto secondo il ministro dovrebbe aprirsi dopo la riforma degli ammortizzatori sociali che è “all’ultimo miglio”.

Tridico sostiene la proposta che prevede un’opzione di anticipo della sola quota contributiva della pensione che costerebbe in un primo momento 500 milioni per poi arrivare a un costo massimo di 2,4 miliardi nel 2029, ma questa ipotesi non piace ai sindacati che insistono su una flessibilità diffusa dopo i 62 anni e sull’uscita con 41 anni di contributi.

“Non sembra vi sia nell’Esecutivo – sottolinea il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli – la consapevolezza che se non arrivassero risposte concrete su un tema così sensibile, sarà inevitabile una incisiva mobilitazione dei lavoratori”.

A nche Cisl e Uil chiedono con urgenza il tavolo anche perché il tempo stringe rispetto alla scadenza di Quota 100, misura che, sempre secondo i dati Inps, ha portato al  pensionamento anticipato 253.000 persone, prevalentemente uomini (il 71,5%).

Secondo il Rapporto annuale il 2020 a causa della pandemia ha registrato un calo degli occupati del 2,8% con un crollo dei lavoratori indipendenti diminuiti del 5,1%.

Grazie al blocco dei licenziamenti si sono ridotte le cessazioni decise dall’azienda per motivi economici (da 560.000 a 230.000) mentre sarebbero 330.000 i posti salvati grazie al blocco. La retribuzione media annua dei dipendenti è scesa da 24.140 euro del 2019 a 23,091 del 2020 con un calo del 4,3% e una perdita media per dipendente di poco più di 1.000 euro.

L’imponibile previdenziale è di 33 miliardi, scendendo da 598 miliardi nel 2019 a 564 miliardi nel 2020 (-5,6%).