Forza ed entusiasmo, Italia pronta al sogno finale

Gli azzurri esultano alla fine dei calci di rigore contro la Spagna.
Gli azzurri esultano alla fine dei calci di rigore contro la Spagna. (ANSA)

ROMA.  –  Tutto in una notte. Domenica sera a Wembley si gioca una finale inedita, tra Italia e Inghilterra che, comunque vada, rimarranno due delle grandi nazionali del calcio continentale.

Così come lo sono, dall’altra parte del mondo, Brasile e Argentina che, sempre domenica, si sfideranno al Maracanà per la conquista della Coppa America.

Sarà quindi una giornata consacrata al calcio e, tornando in Europa, una sfida imperdibile per la quale l’attesa cresce di ora in ora, al punto che a Londra un biglietto è arrivato a costare 40mila sterline.

Mentre in Inghilterra non si parla d’altro e, da Kensington Palace, i Duchi di Cambridge William e Kate, presenti ieri a Wembley, twittano “che partita, che risultato! Un grande lavoro di squadra, Inghilterra. L’intero Paese sarà dietro di voi mdomenica”, chiudendo il cinguettio con l’hashtag “ItsComingHome”, a Roma ci si augura di vivere una notte magica.

Una vittoria dell’Italia scatenerebbe l’entusiasmo generale di un paese che nell’epoca della pandemia ha sofferto fin troppo e ora sogna una nottata di follia tricolore e di allegria generale, quella che solo il calcio riesce a dare.

Così a Roberto Mancini e ai suoi spetta il compito di riportare in parità le sorti azzurre nelle finali che valgono l’Europa: finora l’Italia ne ha giocate tre, vincendo nel 1968 a Roma contro la Jugoslavia e perdendo nel 2000 al “golden gol” contro la Francia e nel 2012 a Kiev contro la Spagna.

A sostenere gli azzurri arriverà da Roma il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e non si può che riandare con il pensiero alla notte di Madrid 1982 e all’esultanza di Sandro Pertini al Bernabeu e alla gioia più contenuta di Giorgio Napolitano a Berlino nel 2006.

Dalla porte opposta, oltre a William e Kate, ci sarà di nuovo Boris Johnson, vestito con la maglia bianca dei tre leoni durante la semifinale e pronto a ripetere la vestizione nel segno della scaramanzia e di una passione che farà di Wembley una bolgia.

All’interno della quale dovrà mantenere la freddezza e la lucidità necessarie l’olandese Bjorn Kuipers, l’arbitro più ricco del mondo in quanto proprietario di una catena di supermercati e con un patrimonio stimato di oltre 12 milioni di euro.

La sua prestazione, dopo quella del connazionale Makkelie nella semifinale tra gli inglesi e la Danimarca, sarà tenuta particolarmente d’occhio, sperando che diriga una partita priva di sospetti, e non come l’unica finale giocata (e vinta) finora dagli inglesi, quella dei Mondiali in casa del 1966. Assieme a Kuipers designati, come assistenti Var, l’altro olandese Van Boekel e il tedesco Gittelman, già nel gruppo alla moviola in occasione della semifinale di ieri.

Ma tutto ciò lascia tranquillo Marco Verratti, perno del centrocampo italiano e chiamato a un’altra finale europea, dopo quella di Champions del 2020 a Lisbona. “Abbiamo visto tutti insieme la partita Inghilterra-Danimarca – dice -, e se io fossi stato l’arbitro non avrei fischiato il rigore. Penso sia stato un penalty “generoso”, ma sono cose che fanno parte del calcio e possono succedere. Per domenica ci sarà un grande arbitro, uno abituato alla Champions e ai match importanti e che non si fa condizionare. Quindi non abbiamo timori per questo”.

Che pericoli presenta questa finale? Verratti teme il fattore ambientale e l’effetto Wembley? “Giocare una finale così, contro una grande squadra e in uno stadio come quello – risponde -, è il sogno di ogni bambino e per noi si avvera. E’ il merito è anche di Mancini che ci ha ridato l’entusiasmo e ha riportato l’Italia dove deve stare”.

“Quando giochi un torneo come questo – continua – non ti rendi nemmeno conto di ciò che sta succedendo, tutto passa in fretta, non riesci a restare focalizzato su una partita e a festeggiare il giusto perché c’è un altro match a cui pensare.  Ma vedere la gente nelle piazze dà la forza in più per dare l’anima e il cuore in partita. Noi lo faremo, perché non vogliamo avere rimpianti”. E soprattutto Mancini non vuole piangere altre lacrime amare a Wembley.

(di Alessandro Castellani/ANSA).