Con digitalizzazione 1,5 milioni di posti a rischio

Un giovane al lavoro da casa davanti un computer
Un giovane davanti un computer svolge un lavoro da casa. EPA/ERIK S. LESSER

TORINO.  – Per il mondo del lavoro con il Covid è finita un’epoca. Alcune trasformazioni sono irreversibili: per il commercio on line e il lavoro a distanza non si tornerà indietro, mentre la digitalizzazione delle imprese mette a rischio 1,5 milioni di occupati, posti in casa integrazione durante i lockdown.

Sono alcuni dei processi sotto la lente del XXV Rapporto sull’economia globale e l’Italia del Centro Einaudi e di Intesa Sanpaolo, curato da Mario Deaglio e presentato nell’auditorium del grattacielo, sede della banca a Torino.

C’è un dato che colpisce perchè dà il senso del cambiamento sociale determinato dal lavoro a distanza: nel 2020 le vendite di vestiti grigi – gli abiti formali da uomo, simbolo del lavoro impiegatizio e manageriale nel secolo scorso – sono più che dimezzate rispetto al 2011.

Si affermano nuovi stili improntati alla funzionalità e alla maggiore informalità consentita dal lavoro distanziato e interconnesso. Se è quindi probabile che molti colletti bianchi si tramuteranno in felpe da Silicon Valley (o nei più discreti maglioncini neri che piacevano a Sergio Marchionne) – si legge nel Rapporto – resta l’impressione che nelle fabbriche del futuro si vedranno ancora, per un po’, i vecchi colletti blu.

In uno scenario di fragilità e incertezza, difficile – spiega Deaglio – fare previsioni. Una cosa, però, è chiara. La ripresa, nonostante i 191,5 miliardi del Recovery Plan europeo, non sarà semplice. Il Recovery Plan sottoporrà l’Italia a uno sforzo titanico per fare le cose nei tempi previsti.

Ma non basta: anche se non sono ancora chiari gli indicatori con i quali la Commissione valuterà l’Italia e decidere se meriteremo le tranches successive di finanziamento, è certo che il successo verrà misurato non solo dalla capacità di spendere, ma anche da quella di rimuovere, con riforme adeguate, i vincoli attuali alla crescita.

Secondo il Centro Einaudi, le riforme principali sono tre: burocrazia, giustizia (civile) e riforma tributaria. Per ripartire l’Italia ha bisogno di investimenti “buoni”, in infrastrutture, in ricerca e innovazione, in formazione del capitale umano.

“Stiamo vivendo un momento magico, non solo perché l’Italia cresce più di altri paesi europei, ma anche perché c’è una nuova disponibilità ai cambiamenti necessari. Il rimbalzo italiano  è mpiù forte, ma non tutti possono ripartire allo stesso modo e recuperare” sottolinea il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro.

“La ripartenza non è sincrona in tutti luoghi Questo genera delle turbative nelle catene di fornitura. Sono melementi transitori che vanno gestiti. C’è molto da fare, ma come ha detto Papa Francesco non dobbiamo perdere l’occasione di una crisi” spiega Gros-Pietro che ricorda che Intesa Sanpaolo ha messo a disposizione di famiglie e imprese oltre 400 miliardi, il doppio delle risorse europee, destinate agli stessi obiettivi, la transizione ecologica, le infrastrutture, la formazione e il cambiamento climatico.

(di Amalia Angotti/ANSA).

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