Kane-gol e Inghilterra in finale, Danimarca con onore

Un assalto danese contro l'arco d'Inghilterra.
Un assalto danese contro l'arco d'Inghilterra. (ANSA)

LONDRA.  – In rimonta, fino ai supplementari, dalla grande paura all’esplosione di Wembley: l’Inghilterra ribalta la Danimarca e, per la prima volta nella propria storia, conquista la finale europea: domenica sera affronterà l’Italia.

É un concentrato di emozioni e incertezza, la seconda semifinale di Euro 2020 che si risolve solo dopo 120′, decisa da un rigore – molto contestato dai danesi – concesso per fallo in area di Joakim Maehle su Raheem Sterling.

A riscrivere la storia dei Tre Leoni è il capitano, Harry Kane, nettamente il migliore in campo, che riscatta l’errore dal dischetto ribattendo in rete la respinta di Kasper Schmeichel.

Epilogo meritato per la Nazionale di casa – sospinta dall’incessante tifosi dei 60 mila presenti sugli spalti dello stadio londinese – che diventa così la 13/a finalista nei 60 anni di storia dell’Europeo. In tribuna, oltre al príncipe William, presidente onorario della Federcalcio inglese, c’è anche – per la prima volta nel torneo – il Premier Boris Johnson, accompagnato dalla moglie Carrie.

Pronti-via, e l’Inghilterra parte a mille, sospinta dall’onde sonore vibranti di Wembley, cuore pulsante di una nazione in trepida attesa. Rispetto all’ultima vittoria, contro l’Ucraina, ritrova una maglia da titolare Bukayo Saka, preferito a Jadon Sancho: solito modulo, difesa a quattro, con Kane terminale offensivo. Ma è del solito Raheem Sterling il primo graffio della serata: imbeccato da Kane, strozza la conclusione, para facile Schmeichel.

Superati gli impacci iniziali, la Danimarca non tarda ad entrare in partita. E, quando lo fa, per i tifosi inglesi, sono brividi. Perché la squadra di Kasper Hjulmand, che conferma gli 11 vincenti sulla Repubblica Ceca, gioca spavalda, pressando a tutto campo, senza timori reverenziali. A darle una mano, involontariamente, ci pensa Jordan Pickford che prima salva su Pierre-Emile Hojgberg ma poi rinvia malamente sui piedi di Martin Braithwaite: palla di poco sul fondo.

Poco prima della mezz’ora sale in cattedra Mikkel Damsgaard, giovane talento della Sampdoria: dopo aver preso le misure con una conclusione a giro, che termina sul fondo, porta avanti i suoi con una spettacolare punizione dai 30 metri. Una soluzione balistica di rara potenza, seppur centrale, che interrompe dopo 555 minuti l’inviolabilità della porta inglese.

Chi si attende l’immediata reazione dei padroni di casa resta deluso: Kane e compagni sembrano accusare il colpo, cala il gelo su Wembley. Southgate invita alla calma, ma è ancora Kane, nelle vesti di ispiratore, a dover suonare la carica. Con un assist smarcante per il solito Sterling che però calcia su Schmeichel.

É il preludio del pareggio, che si concretizza prima dell’intervallo: Kane trova in profondità Bukayo Saka, sul suo cross basso Simon Kjaer – per anticipare Sterling – insacca nella propria porta, per l’11esimo autogol di questo Europeo. Un pari casuale, ma meritato perché ora l’Inghilterra c’è. E lo conferma al ritorno in campo, quando assume decisamente il controllo della manovra.

Aumenta la pressione sulla Danimarca che fatica sempre più a ripartire. Ma è addirittura spettacolare il salvataggio di Schmeichel sull’incornata a colpo sicuro del suo ex compagno di squadra Harry Maguire: un volo plastico da cartolina, degno del cognome che porta. Al di là di un sussulto danese, con Martin Braithwaite, è solo Inghilterra, che preme, senza però trovare lo strappo o l’invenzione vincente.

Così Southgate gioca la carta Jack Grealish, ma col passare dei minuti prevale la paura di perdere ed entrambe le squadre finiscono per affidarsi alle sole iniziative individuali. Dopo l’ultimo colpo di testa di Maguire, la semifinale si trascina ai supplementari. Subito accesi dal diagonale di Kane: salva Schmeichel. Che respinge manche il rigore di Kane, ma nulla può sulla ribattuta del centravanti inglese, al quarto centro europeo.

Manca ancora un tempo supplementare alla vittoria: un lungo assordante conto alla rovescia, vissuto in apnea emotiva, fino al triplice fischio finale. Quando Wembley è un’eruzione di incontenibile gioia.

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