Arriva giro di vite sui migranti in Gb, sale la polemica

Il rimorchio del tir dove sono stati rinvenuti 39 cadaveri di inmigranti illegali a Londra, circondato dalle autoritá poliziale e sanitarie,
Il rimorchio del tir dove sono stati rinvenuti 39 cadaveri di inmigranti illegali a Londra, circondato dalle autoritá poliziale e sanitarie, Archivio

LONDRA.  – Arriva oggi alla Camera dei Comuni la nuova legge sull’immigrazione – draconiana e controversa – presentata nei mesi scorsi da Priti Patel, ministra dell’Interno e super falco del governo Tory britannico di Boris Johnson – come una decisa stretta post Brexit ai confini del Regno Unito e contro il traffico di “clandestini”.

Ma denunciata da varie organizzazioni umanitarie e dall’opposizione laburista come una forma spietata di “criminalizzazione” di migranti e richiedenti asilo.

Il testo – ribattezzato Nationality and Borders Bill, dopo la cancellazione della denominazione precedente di Sovereign Borders Bill – è destinato a imporre, dopo l’iter parlamentare al via oggi e la pressoché scontata approvazione finale fra qualche tempo,  l’introduzione del reato penale d’immigrazione clandestina per coloro che cercassero di ottenere asilo oltre Manica violando le regole.

Nonché la possibilità di confinare i migranti in attesa di permesso (o di rimpatrio coatto) in remoti territori d’oltremare  della Corona come l’inospitale isola oceanica di Ascension; o persino su vecchie piattaforme petrolifere offshore in disuso, anche se quest’ultima ipotesi – evocata al momento della presentazione del progetto – è stata in seguito accantonata sulla scia della bufera polemica che  ne era seguita.

Le contestazioni contro Patel, figlia ella stessa d’immigrati indiani, in ogni modo non si spengono mentre il testo inizia il suo corso. Sia in Parlamento, sia soprattutto fuori.

A dar credito all’Home Office (il dicastero dell’Interno) e alla sua titolare, la legge mira in effetti ad aprire la porta alla riforma “più radicale” degli ultimi decenni rispetto a “un sistema fallimentare” in materia di concessione dell’asilo che a loro dire fa acqua da tutte le parti, con aggiramenti e “abusi continui” delle regole: come confermerebbe l’impennata del business dei trafficanti d’esseri umani e dei tentativi di sbarco attraverso la Manica degli ultimi anni e mesi.

Alcuni dei quali conclusisi tragicamente con decine di persone soffocate nel rimorchio di un Tir (come accaduto a un gruppo di vietnamiti), finiti in mare o congelati dal freddo. E all’imposizione di regole più nette e severe.

Ma un giudice dell’Alta Corte di Londra ha inflitto oggi stesso un primo schiaffo alla strategia del pugno di ferro di Patel, ordinando di riaccogliere entro 14 giorni (seppure sulla base di normative vecchie) un drappello di richiedenti asili rispediti in Francia a bordo di una piccola imbarcazione respinta di recente. Mentre salgono i toni delle accuse contro la ministra da parte di ong e attivisti vari.

Il Refugee Council bolla il Nationality and Borders Bill come “una legge anti rifugiati” e calcola che la riforma priverebbe del diritto d’asilo 9000 persone a rischio che con le le regole attuali sarebbero invece accolte.

Accusa inoltre il governo di voler “non solo voltare le spalle a gente che invoca sicurezza, ma anche trattarla alla stregua di criminali”.  “Questo è teppismo legislativo”, rincara la dose Steve Valdez-Symonds, direttore del programma Refugee and Migrants di  Amnesty

International UK, Priti Patel “dovrebbe vergognarsi di gettare onta sulla reputazione internazionale della Gran Bretagna con questo testo profondamente iniquo”. Sulla stessa lunghezza d’onda Sonya Sceats, chief executive di Freedom from Torture.

Mentre un appello sottoscritto da queste e altre 250 istituzioni circa, inclusa la Croce Rossa britannica, sollecita il governo a un ripensamento dell’ultim’ora: con la richiesta – pressante quanto al momento ignorata – di una revisione del progetto. In nome delle garanzie di giustizia e protezione dei diritti che “si devono” ai richiedenti asilo come ai disperati che s’affacciano all’isola in cerca d’aiuto.

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