Corruzione e droga, 38 arresti tra Albania e Italia

Operazione antidroga dei carabinieri a Roma
Operazione antidroga dei carabinieri. ANSA/ CARABINIERI

BARI. – Un magistrato albanese complice dei narcotrafficanti, un dirigente di un municipio vicino Durazzo incaricato di gestire le piantagioni di marijuana, poliziotti corrotti pronti a garantire le traversate in Adriatico dei gommoni con la droga e due ex capi scorta di un ministro ai vertici della rete di narcotrafficanti.

C’è tutto questo nell’indagine congiunta della Procura Speciale Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana e della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, con il coordinamento di Eurojust, che ha sgominato un’organizzazione criminale transnazionale che in tre anni ha portato dalle coste albanesi a quelle della Puglia decine di tonnellate di stupefacenti.

La Polizia albanese e la Dia di Bari hanno arrestato 38 persone (35 in carcere e 3 ai domiciliari) con le accuse, a vario titolo, di corruzione, abuso d’ufficio, riciclaggio e traffico internazionale di ingentissimi quantitativi di sostanze stupefacenti. Eseguiti anche sequestri di beni per oltre 3 milioni di euro: quattro società del settore turistico alberghiero, auto di grossa cilindrata, undici proprietà immobiliari tra appartamenti, ristoranti e ville e un terreno edificabile di circa 5 mila mq in località marittima.

L’inchiesta costituisce lo sviluppo investigativo effettuato in Albania di due operazioni eseguite dagli investigatori baresi nel 2018 e nel 2020, già concluse con 80 arresti e condanne per oltre cento anni di carcere. Gli inquirenti sono ora riusciti a ricostruire, anche grazie alle dichiarazioni di quattro collaboratori di giustizia albanesi, l’intera “filiera” dello stupefacente, oltre al coinvolgimento di pubblici ufficiali corrotti e compiacenti.

In particolare il procuratore aggiunto di Valona, Maksim Sota, agli arresti domiciliari con l’accusa di abuso d’ufficio, avrebbe avuto il compito di fare da tramite tra i poliziotti e i narcotrafficanti, agli ordini dei due ex capi scorta – nel 2016 – dell’allora ministro dell’Interno albanese. Una volta prodotta, stoccata e trasportata in Italia, la droga approdava, grazie ai contatti con un broker residente nella provincia di Bari, sulle coste di Polignano e Molfetta, per poi essere spedita nel resto d’Italia e in Europa.

E proprio sul coinvolgimento dei pubblici ufficiali e sulla collaborazione investigativa tra Italia e Albania hanno puntato nei loro commenti il procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo Federico Cafiero De Raho, il collega di Tirana Arben Kraja, il magistrato di Eurojust Filippo Spiezia e il procuratore di Bari Roberto Rossi.

“Questa collaborazione – ha detto De Raho – consente di bonificare all’interno le strutture che hanno il compito di combattere la criminalità organizzata e ciò è fondamentale perché la gente possa avere fiducia nelle strutture deputate a questo delicatissimo compito” e permette di “guardare al futuro con maggiore fiducia, nella certezza che le organizzazioni criminali troveranno in entrambi i Paesi un muro invalicabile che scardinerà le loro attività dai nostri territori”. Per Spiezia la cooperazione Italia-Albania “si sta ponendo come modello senza precedenti in ambito europeo”.

(di Isabella Maselli/ANSA)

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