Trump al confine col Messico: la crisi è colpa di Biden

L'ex presidente degli Usa Donald Trump cammina a fianco al muro del confine con il Messico.
L'ex presidente degli Usa Donald Trump cammina a fianco al muro del confine con il Messico. (Photo by SAUL LOEB / AFP)

NEW YORK. – É la peggiore crisi della storia ed è tutta colpa di Joe Biden. Donald Trump vola in Texas al confine con il Messico per riprendersi la scena politica e denunciare la Casa Bianca e i democratici ‘responsabili’ dell’emergenza migranti.

Accompagnato dal governatore del Texas, l’ex presidente si lancia in un “tour del muro non finito” consapevole dell’impegno di Greg Abbott a terminare il progetto iniziato dal tycoon e interrotto bruscamente da Joe Biden. Trump torna così a cavalcare uno dei temi che gli ha regalato il sogno della presidenza nel 2016 e ad attaccare, indirettamente, la vice presidente Kamala Harris, alla quale la Casa Bianca ha consegnato il dossier immigrazione.

Il tycoon punta capitalizzare sulle difficoltà di Harris nell’affrontare il nodo migranti: il viaggio in Messico e in Guatemala, ma anche la visita al confine, non sono riusciti a placare le critiche piovute sulla vice presidente per i ritardi e la mancanza di strategia.

Per Trump, che del muro ha fatto uno dei fiori all’occhiello della sua presidenza, un’occasione quindi da sfruttare per riconquistare il palcoscenico politico dopo mesi passati nell’ombra. La visita in Texas rientra nel “tour vendetta” in cui il tycoon si è lanciato contro quei repubblicani che lo hanno tradito.

La prima tappa in Ohio, non lontano da Cleveland, è stata un successo con migliaia di persone ad attenderlo a braccia aperte e a chiedergli di ricandidarsi nel 2024. Un’ipotesi che Trump non ha ancora scartato del tutto e sulla quale ha promesso che si pronuncerà a breve.

Sulle prossime scelte politiche di Trump pesa l’incognita delle varie azioni legali avviate contro l’ex presidente e la sua società.  L’1 luglio il procuratore di Manhattan Cyrus Vance dovrebbe presentare le prime accuse penali contro la Trump Organization e il suo direttore finanziario Allen Weisselberg, ritenuto uno degli uomini chiave del tycoon.

Secondo indiscrezioni, le accuse sarebbero di natura fiscale e riguarderebbero il mancato pagamento delle imposte su benefit come l’auto aziendale e le rette scolastiche.

Accuse bollate come “politicamente motivate” dal legale della Trump Organization, che ha precisato come l’ex presidente non è citato nel caso. Alcuni osservatori leggono nella mossa del procuratore di Manhattan la volontà di fare pressione su Weisslberg per spingerlo a collaborare e per ottenere informazioni su Trump.

Anche se il caso appare agli occhi di molti debole e deludente dopo anni e anni di indagini, gli inquirenti ritengono che se riuscissero a dimostrare che l’evasione fiscale è sistematica si aprirebbe la possibilità di accuse ben più pesanti di frode.

Uno scenario che i legali di Trump vogliono m evitare anche perché infliggerebbe un colpo pesante alle aspirazioni politiche dell’ex presidente, che non vuole lasciare la scena e che vuole continuare a far sentire tutto il suo peso sul partito repubblicano forte di una base di 75 milioni di voti.

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