Il dramma di Miami: “Il palazzo crollato era danneggiato”

Vista parziale dell'edificio crollata a Surfside, Florida, USA.
Vista parziale dell'edificio crollata a Surfside, Florida, USA. EPA/CRISTOBAL HERRERA-ULASHKEVICH

NEW YORK. – “Continuate ad avere speranza”, ripetono le autorità di Miami. Ma con il passare delle ore la speranza di trovare qualcuno ancora vivo sotto le macerie del palazzo crollato a Surfside si affievolisce. Mentre le ricerche continuano disperate il bilancio da giorni è invariato: almeno 4 morti e 159 feriti.

In attesa del miracolo proseguono le indagini per cercare di far luce sull’accaduto, su come sia stato possibile il crollo in una Florida che vanta fra le norme edilizie più stringenti d’America. E spunta un rapporto del 2018 secondo il quale l’edificio, già allora, aveva dei seri danni strutturali e necessitava di lavori per la messa in sicurezza. Lavori che sarebbero dovuti iniziare in queste settimane nell’ambito del processo di certificazione per i primi 40 anni del palazzo.

Gli investigatori non commentano ma, secondo indiscrezioni, non escludono che l’allarme lanciato nel 2018 possa quantomeno aver contribuito al crollo dell’edificio. Il governatore della Florida Ron DeSantis e il sindaco della contea di Miami-Dade Daniella Levina Cava chiedono risposte in tempi stretti, e nel frattempo ordinano controlli a tappeto su tutti gli edifici dell’area al fine di evitare il ripetersi di una tale tragedia.

A consigliare che vengano evacuate le altre torri del complesso Champlain Towers è il primo cittadino di Surfside Charles Burkett, convinto che il crollo possa aver creato problemi strutturali agli edifici circostanti. Dal volto delle autorità inizia a emergere la paura del peggio.

Nessuno lo dice espressamente ma ormai appare evidente. “Nessun suono è stato identificato. Nessun nuovo ritrovamento”, dice laconica il sindaco di Miami-Dade, parlando di ricerche complicate da un incendio che si è scatenato fra le macerie e che pone significativi rischi anche per i soccorritori. Non è chiaro cosa lo abbia causato: una delle ipotesi è la presenza nel garage sottostante all’edificio di auto elettriche, le cui batterie sono in grado di causare fiamme difficili da spegnere anche in circostanze normali.

Le scene riprese dalle telecamere nell’area mostrano immagini simili a un 11 settembre su piccola scala. E proprio alcuni soccorritori dell’11 settembre, che hanno partecipato nella loro carriera anche all’emergenza ad Haiti, sono impegnati nelle ricerche muniti di macchinari speciali e cani con i quali sono riusciti a scavare tunnel per far penetrare aria tra le macerie. Aria indispensabile per chi, potrebbe essere ancora in vita, sepolto dai detriti.

Per le famiglie dei dispersi sono ore di dramma e disperazione con la mancanza di informazioni certe che rende l’attesa infinita. La frustrazione è evidente e trapela dai loro visi: vogliono risposte e le vogliono in tempi rapidi. “Nessuno ci dice nulla, siamo impotenti”, lamentano i familiari per i quali è stato allestito un centro ad hoc per offrire sostegno psicologico. Alcuni cercano di essere proattivi e offrono il loro dna alle autorità per facilitare l’identificazione dei dispersi. Le ore per loro scorrono lentissime e portano via la speranza, ormai appesa sempre più a un filo.

(di Serena Di Ronza/ANSA)

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